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L'auto elettrica rimessa in garage grazie al governo italiano

Francesco Storace
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Si comincia a contare in Europa e questo non è male. Perché la notizia del rinvio di ogni decisione a data da destinarsi sull’auto elettrica obbligatoria appartiene davvero al novero delle good news. 

È la nuova Italia – non suddita della Cina – che dice no alle imposizioni di chi vuole assassinare la nostra industria automobilistica. La resa dell’Ue deve renderci orgogliosi. L’interesse nazionale può essere garantito anche a Bruxelles se ti sai muovere dosando i sì e i no.

Il governo Meloni – e si sono sentite forti le voci di Matteo Salvini e anche di Forza Italia – è stato compatto nel rifiutare una scelta folle. Si pretendeva che dal 2035 fossimo tutti costretti a dotarci di auto elettriche. Via le nostre benzina e diesel, che l’Europa stava trasformando in vecchie carcasse. In garage torna l’auto elettrica dei cinesi.

 

 

Giorgia Meloni – e i ministri con i loro omologhi tedeschi – ne hanno parlato alla Germania, che stavolta non si è ritratta da una battaglia comune, avendo il medesimo problema economico. Con la differenza, rispetto a noi, che con la sinistra nella coalizione di governo sarebbe stato complicato dire no da soli alle smanie ecologiste.

Ora che succederà? La decisione di rinviare a data da destinarsi il via libera all’obbligo di auto elettriche, potrebbe essere la tomba di ogni provvedimento sul merito.

E quanto meno l’allungamento dei tempi ben oltre la data fissata.

 

 

Con le elezioni europee in calendario per il prossimo anno, sarà praticamente impossibile trovare un altro momento di discussione, tanto più che con le opposizioni capitanate dall’Italia sarà ben difficile trovare unità.

Poi, è nei pronostici di tutti che la prossima Europa si sposterà a destra, per rompere in maniera definitiva l’asse tra popolari e socialisti. Il che comporterà un ruolo ancora più centrale per l’Italia. Che potrà evitare una tragedia economica per la nostra industria automobilistica e il rischio di perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro.