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Fatale la sorella per Matteo Messina Denaro, altro che farsi arrestare…

Francesco Storace
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Solo chiacchiere a vuoto dai commentatori da tastiera. Quante ne abbiamo ascoltate e lette da quel 16 gennaio che ha posto fine alla carriera sanguinaria di Matteo Messina Denaro. I complottisti in servizio permanente effettivo pronti a dire che il boss si fosse lasciato arrestare.

Nemmeno per idea, l’arresto di sua sorella Rosalia, ieri, conferma invece che sono state le indagini degli inquirenti – in questo caso i carabinieri – ad aiutare sul luogo dove andarlo a prendere.

La donna aveva in un intercapedine della sua casa perquisita un pizzino sulle condizioni di salute del fratello, una specie di diario clinico della malattia. E i militari dell’Arma hanno avuto gioco facile nell’individuare la clinica palermitana dove andava in cura col nome di Andrea Bonafede.

La svolta nella ricerca del latitante risale al 6 dicembre scorso. I carabinieri del Ros piazzavano delle cimici nella abitazione della donna.

Nell’appartamento di Castelvetrano nella disponibilità di Rosalia Messina Denaro gli investigatori hanno piazzato le microspie. Cercando il posto giusto per nasconderle, i militari hanno scoperto quel giorno un appunto all'interno di una gamba cava di una sedia.

Lo fotografano e lo rimettono al suo posto, in modo da non insospettire la donna. Qualche ora dopo, la foto viene analizzata dagli inquirenti e si scopre che è un vero e proprio diario clinico di un malato di cancro. Ma a chi si riferisce? Nessuno dei familiari di Rosalia, da quanto risulta ai carabinieri, soffre di patologie oncologiche. Il sospetto, vista anche la necessità di nascondere il biglietto, è allora che si tratti del latitante.

I militari dell'Arma partono dalle indicazioni dettagliate sulla patologia e dalle date in cui il paziente, del quale ovviamente Rosalia non fa il nome, è stato operato. Attraverso accertamenti effettuati prima al Ministero della Salute e poi su banche dati sanitarie nazionali, arrivano a identificare un maschio di età compatibile con quella del latitante che si è sottoposto agli stessi interventi chirurgici indicati nell'appunto.

Il resto è storia vera e nota, altro che complotti.