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La Lega si mobilita con la petizione contro l'imposizione delle auto elettriche 

Francesco Storace
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No, la Lega non molla su questa incredibile pretesa dell’Europa contro le auto e gli automobilisti.

La decisione di obbligare all’acquisto di auto elettriche a partire dal 2035 - che favorisce solo la Cina - continua a essere contestata e il partito di Salvini si è posizionato nella prima fila della protesta.

Sono di queste ore le manifestazioni in varie parti d’Italia con gazebo e sit-in. È una modalità veloce per far conoscere il più rapidamente possibile l’opinione del nostro popolo.  Che va finalmente rappresentata.

In particolare, sia nei luoghi che le sedi territoriali della Lega hanno indicato per la raccolta di firme popolari sia online, si può sottoscrivere la petizione “per dire stop a un suicidio economico e sociale”. 

Chi metterà la propria firma su un modulo che indica l’opposizione alla decisione europea deciderà di unirsi alla battaglia contro “un provvedimento votato dal Parlamento europeo”, che dal 2035 vieta “la vendita in tutta l’Unione Europea di auto con motori a combustione”.

Denuncia la petizione: “Un disastro che porterebbe oltre mezzo milione di licenziamenti in tutta Europa e migliaia di fallimenti in in Italia”.

È un’autentica pazzia, continua il documento del Carroccio: “Il settore automobilistico è un’industria strategica per il nostro Paese: questa scelta sarebbe un vero e proprio regalo alla Cina, primo produttore al mondo di batterie elettriche per auto”.

E questo non è buonsenso: “La doverosa battaglia per la sostenibilità ambientale deve accompagnarsi dalla sostenibilità economica e sociale”.

Il problema sarà far capire a chi decide in Europa che non si possono stremare economicamente le famiglie italiane e il loro lavoro.

Bene dunque un’iniziativa che tende a evitare che l’Italia debba subire imposizioni inaccettabili. E se magari si dovessero unire altre forze politiche nazionali, sarà una battaglia che potrebbe anche avere conseguenze positive. Non è detto che si debba ingoiare proprio tutto quello che pretendono a Bruxelles.