
Nordio trova in Parlamento i numeri per la riforma della giustizia. E sulle intercettazioni…

Sulla giustizia c’è una maggioranza parlamentare più ampia di quella scaturita dalle elezioni del 25 settembre. Al centrodestra si è aggiunto il Terzo polo di Renzi e Calenda nel dire sì alla relazione annuale del ministro Nordio. Forse è la volta buona per una riforma seria.
Pd e Cinque stelle insistono sul solito ritornello: “Le intercettazioni non si toccano”. E il guardasigilli non si è fatto intimidire, chiarendo ancora una volta come stanno le cose: “Andremo avanti sino in fondo, non vacilleremo e non esiteremo. La rivoluzione copernicana sull'abuso delle intercettazioni è un punto fermo del nostro programma". E nessuno si azzardi a sostenere che si vogliano invece limitarne l’uso per mafia e terrorismo. Sono solo speculazioni politiche.
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E con una risposta netta alle polemiche dei giorni scorsi: "Quando dico che i mafiosi non parlano per telefono alludo al fatto che nessuno di loro al telefono abbia manifestato volontà di delinquere o espresso una parola che sia prova di un delitto", chiarisce ribadendo che le captazioni servono soprattutto per individuare "i movimenti delle persone sospettate di mafia e terrorismo".
Quindi è evidente che per quel tipo di reati si dovrà continuare ad andare avanti.
Nomine? Sono lecite solo quelle targate Pd
Ma non sempre si può agire così, come se le intercettazioni non abbiano anche distrutto vite e reputazioni personali: "Altra cosa sono quelle giudiziarie che coinvolgono persone che non sono nè imputate nè indagate e che attraverso un meccanismo perverso e pilotato finiscono sui giornali e offendono cittadini che non sono minimamente coinvolti nelle indagini".
Nordio non ha timore di dire quel che pensa: su questo terreno il governo andrà sino in fondo, assicura il ministro, spiegando tra l'altro che la possibilità di manipolare i colloqui captati c'è sempre stata, non è nata con il trojan. Ma la sinistra non ne vuole sapere…
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