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La polemica sul cinepanettone a Cortina Conte se l'è cercata da solo

Francesco Storace
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Nessuno si azzardi a dire povero Conte. Perché la polemica sul cinepanettone del Natale a Cortina se l’è cercata da solo.

Il problema non è il moralismo a quattro euro, bensì l’incoerenza del soggetto. È evidente che l’ex premier ha un reddito che gli permette il diritto al lusso – come lo definirebbe Soumahoro – ma è tutto il resto che stona nei suoi comportamenti.

Daniele Capezzone lo ha definito percettore di caviale e in fondo la definizione calza a pennello. Perché non si può permettere di fare il difensore degli oppressi dalla ricchezza altrui chi ostenta la propria nella jet society.

Va a Palermo a sfidare la politica – “venite qui tra la gente a dire che volete togliere il reddito di cittadinanza” – e poi sfida la povertà dagli alberghi più esclusivi di Cortina d’Ampezzo.

Giuseppe Conte è lo stesso che il giorno della Prima alla Scala di Milano se ne andava in un sottoscala a rivendicare di stare dalla parte degli ultimi e non con i big a teatro.

 

 

Ecco, è questa la doppiezza che stona. Perché se vuoi difendere i poveri – il che è anche socialmente giusto – poi non puoi permetterti di esibire il tuo status di ricco signore che se ne va a villeggiare nei posti che provocano invidia.

Ovunque ci sia un politico che si fa trovare sorridente e possidente, sui social si scatena il livore pentastellato. Se ti fai fotografare in casa tua arriva la maledizione dei grillini. E se ci capita di mezzo tuo figlio, ecco che piomba l’anatema di quelli che votano Conte e dicono il mio ragazzino non si può permettere quel giardino.

 

Conte ha commesso un passo falso e dovrebbe solo ammetterlo. Perché è il suo movimento che ha teorizzato l’uno vale uno e non tutti possono permettersi Natale e Capodanno a Cortina. Ci vuole umiltà anche in questi casi.