
Sul presidenzialismo solita babele di una sinistra a corto di idee

La sinistra è meravigliosa, perché deve suonare l’allarme antimissilistico ogni volta che sta in difficoltà. E così accade quando è a corto di idee. È sufficiente che il centrodestra tiri fuori le proprie proposte per far impallidire la compagnia rossa. Ora si tratta del presidenzialismo, che diventa il nuovo nemico. Di fronte a Silvio Berlusconi che ne parla, dicendo anche qualcosa di ovvio sul fatto che sarebbe normale una successione a Sergio Mattarella, chiaramente concordata perché non si parla certo di sfratto, ed ecco che insorgono.
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“Dopo Draghi vuole cacciare Mattarella”, dicono gli ipocriti che hanno affondato il premier uscente impedendogli di andare avanti senza i Cinque stelle al governo. In realtà, sul presidenzialismo il problema della sinistra non è la “difesa” di Mattarella ma il fatto che siano gli italiani a scegliere il Capo dello Stato. E usano l’inquilino del Quirinale come scudo umano contro le riforme targate centrodestra. In pratica, come rileva lucidamente il deputato di Forza Italia, Sestino Giacomoni, per il Pd la sovranità appartiene al popolo “purché non voti per il centrodestra”. A sinistra sono fatti così. Ormai abituati all’idea che al potere si possa rimanere anche perdendo le elezioni per dieci anni di fila, non tollerano che qualcuno possa insidiare la loro rendita di posizione.
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Stavolta sono più agitati del solito, perché tutti i sondaggi propendono per la vittoria netta del centrodestra il 25 settembre. E allora ecco gli allarmi, le mobilitazioni, le fobie, tutto pur di spaventare l’elettorato con teorie ridicole. Sì, ridicole, anche perché una riforma del genere non si approva in quattro mesi e comunque avrebbe bisogno anche del consenso del Capo dello Stato proprio per il rispetto che si deve alla prima carica della Repubblica. E’ l’abc della politica, ma al Nazareno dopo l’agenda Draghi hanno smarrito anche l’alfabeto. E così tocca assistere alla consueta corrida.
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