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Quando si parla a vuoto di decreti sicurezza ci si allontana dalla realtà: il caso Pisa

Francesco Storace
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Basta dare uno sguardo alla realtà delle città italiane per capire quanto sia necessario un ritorno ai decreti sicurezza che furono varati da Matteo Salvini e poi resi inefficaci dal governo Conte 2. Quanto accaduto nelle ultime ore a Pisa è significativo e lo ha ricordato a tutti il deputato pisano della Lega Edoardo Ziello. Nella città toscana, nei pressi della stazione, c’è stato sabato scorso un omicidio efferato. Un tunisino, “con un grande arretrato di precedenti penali legati a reati di spaccio e contro la persona” – ricorda Ziello – ha ammazzato a coltellate un barbiere, anch’egli africano, padre di due bambini, davanti al negozio dove lavorava.

 

 

In quella zona, da anni il sindaco Conti – eletto col centrodestra – si sgola per servizi efficienti per la sicurezza del territorio. Il comune ha anche investito risorse per telecamere per la vigilanza e ha rinforzato la polizia municipale. Ma a quanto pare non c’è stato verso di aumentare la presenza di forze dell’ordine con presidi fissi di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza con controlli mirati e quotidiani. E tutto questo nonostante i continui solleciti alla Prefettura. Quando c’era Salvini al Viminale – come ci ha ricordato il parlamentare del territorio - la città di Pisa beneficiava, mensilmente, di servizi interforze in grado di garantire stabilità e tranquillità ai quartieri. Da quando si è insediata Luciana Lamorgese, pare invece terminata ogni attenzione del vertice del Viminale.

 

 

Le conseguenze si sono viste ora. Aver lasciato scorrazzare liberamente il soggetto che ha assassinato il barbiere nonostante vari decreti di espulsione, lo si deve proprio alla cancellazione dei decreti sicurezza voluta dal Pd. Lo stesso Ziello ha denunciato che la Lamorgese non ha risposto ad oltre trenta suoi atti di sindacato ispettivo relativi alla sicurezza in città. Ma il far west continua a mietere vittime innocenti. Mentre la sinistra ripete a pappagallo il mantra della propaganda. Il sangue scorre, però.