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Nessuno dubita che Draghi la testa di Conte l'abbia chiesta eccome

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Francesco Storace
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Nei corridoi di Palazzo non c’è il minimo dubbio sulla veridicità delle sollecitazioni di Mario Draghi a Beppe Grillo per far fuori Giuseppe Conte. “E’ il mondo degli ottimati”, sussurrano quei muri spessi del Parlamento. “E’ il vilipendio a un mancato presidente della Repubblica trasformato in lesa maestà” e giù con commenti di questo genere. Che Draghi e Conte non si sopportino da tempo è noto ai più. Ma in politica non ci si deve amare, bensì condividere gli stessi obiettivi. Ed è qui che non ci siamo. Conte si è stancato di dover difendere il “suo” reddito di cittadinanza, il “suo” superbonus e diverse altre norme che i Cinque stelle rivendicano e che vedono sotto attacco dal premier e dai suoi uomini. E il colpo di scena sul complotto da scatenare contro la guida pentastellata è il suggello ad un rapporto ormai inesistente. Il passaggio successivo può essere solo la rottura plateale.

 

 

Entrambi stanno attenti, ora, alle rispettive mosse, perché nessuno dei due commedianti vuole farsi accusare di irresponsabilità dal resto del mondo che assiste alla scena. Però è un fatto che Grillo abbia spifferato le richieste di Draghi. Che il professor De Masi le abbia raccontate pubblicamente. Che Conte si sia molto risentito col presidente del Consiglio. Hai voglia a dire della smentita di Palazzo Chigi, che pareva scritta da Luciana Littizzetto in tarda serata rispetto ad un retroscena bomba uscita sulla stampa al mattino. Non sarà facile ricucire per Mario Draghi, se ne avesse la volontà. Perché stavolta Conte pare offeso sul serio, tanto più che quel che imputa di più grave al premier è la scissione di Di Maio: “Cose e numeri che non si improvvisano in quarantott’ore”, ammettono un po’ tutti i nostri interlocutori. Il patatrac è vicino e lo sa anche Sergio Mattarella, che ha dovuto ascoltare le lamentele delle due comari di governo…