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Né vittorie né sconfitte: i partiti guardino all'affluenza alle urne. Il cittadino si allontana

Francesco Storace
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Ognuno commenterà i ballottaggi dal proprio punto di vista. Abbiamo vinto, abbiamo vinto al sud, abbiamo vinto lassù. Ma alla fine forse converrà agli schieramenti concentrarsi su un altro dato, che è quello dell’astensionismo. Inutile illudersi: con la scelta di una data di giugno profondo e con la sola domenica a disposizione non si perderanno le scommesse per chi giocherà su una partecipazione inferiore al 50 per cento. Il che dovrà preoccupare, almeno a seconda delle dimensioni del rischio fuga dai seggi. Perché il prossimo anno ci saranno le elezioni politiche e il trambusto che si avverte nei Palazzi, le paginate sui voltagabbana, le liti all’interno degli schieramenti, non sono il propellente giusto per spintonare, più che spingere, gli elettori alle urne.

 

 

I ballottaggi per le comunali non sono elezioni a rango zero. Perché rappresentano la scelta dei cittadini per i cinque anni successivi. E se vota poca gente, sarà sempre la minoranza più agguerrita a prevalere. E questo non è un bene per la democrazia, perché porta a far prevalere i dubbi di legittimità – nel consenso – rispetto all’operato dei sindaci, delle amministrazioni locali. Ecco, prima di stappare lo champagne per il candidato vincente, un consiglio da dare ai signori dei partiti – di tutti i partiti – è proprio quello di guardare i numeretti legati all’affluenza elettorale. Se ci si vuole organizzare per tempo rispetto alle politiche, più che rubarsi i voti tra uno schieramento e l’altro e addirittura all’interno degli schieramenti, sarà bene capire come convincere gli elettori a tornare copiosamente alle urne.

 

 

Questa sarà la partita più difficile, anche a causa dell’incredibile rimescolamento di carte in corso. Ma sarà lo sforzo da compiere, proprio perché la delusione verso la politica – chi più chi meno – riguarda tutti e guai ad illudersi che sia lontana da sé. Certo, c’è chi può guardare sorridendo ai sondaggi, ma anch’essi indicano percentuali spaventose di non so e di indecisi. La festa rimandiamola a dopo…