
Per Draghi pare più difficile mediare tra Conte e Di Maio che tra Mosca e Kiev

Raccontano che in quella specie di Orient Express – la fantasia vola… – tra Kiev e la Polonia Mario Draghi abbia borbottato mica poco alla lettura delle agenzie di stampa che riferivano dello scontro Conte-Di Maio. “Ma come, io sto qui a tentare di mettere parole di pace tra russi e ucraini e il mio ministro degli Esteri si mette a litigare col suo capo politico?”.
Il che, oggettivamente, non fa una grinza. Ma ormai il conflitto domestico è deflagrato. Alla Farnesina non lo reggono più e hanno deciso di rispondere colpo su colpo a Giuseppe Conte.
Con una conseguenza, ha confidato il premier a chi teneva la guardia al bidone a Palazzo Chigi: “Così ci rimette tutto il governo, perché se Di Maio si intestardisce nel polemizzare, va a finire che un documento per conto loro sull’Ucraina i Cinque stelle lo presentano per davvero”. Non proprio un capolavoro di diplomazia.
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Ha forse ragione chi insinua che Di Maio stia lavorando ad un nuovo soggetto politico? Secondo i retroscenisti, è il dubbio che ha scatenato sia Conte che Marco Travaglio. Quest’ultimo ha attaccato ad alzo zero il ministro sul Fatto Quotidiano, sembrava una dichiarazione di guerra consegnata al nemico.
Nelle prossime ore Draghi dovrà contrapporre pompieri a piromani. Il voto sulle nuove armi all’Ucraina – perché di questo si parla – potrebbe spaccare clamorosamente il primo gruppo parlamentare a suo sostegno e al premier non va proprio giù di rimediare una figuraccia a livello internazionale.
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Del resto, Conte non fa mistero di aver sollecitato più volte un dialogo al presidente del Consiglio, senza risposta. E vedere svolazzare Di Maio che piomba i pentastellati con tanto di convocazione dei giornalisti mentre il premier è all’estero, è più che un segnale di apertura delle ostilità. Tempi duri per i Cinque stelle, e quindi per il governo Draghi.
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