Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Draghi il divo sbrigativo (con i partiti e la democrazia)

Esplora:

Francesco Storace
  • a
  • a
  • a

Nei corridoi del Transatlantico sono in molti a giurarlo: uno più prepotente di Mario Draghi non si era mai visto a Palazzo. Ma come, vi siete già scordati quella prima Repubblica in cui gli scontri erano al calor bianco proprio con i presidenti del Consiglio, da De Mira a Craxi tanto per memoria? Vero, ma dietro di loro c’erano valanghe di milioni di voti, centinaia di parlamentari, la democrazia. Ora pare tutto cambiato. L’era dei tecnici soppianta la politica ed è sempre la stessa storia: si comincia con l’entusiasmo e si finisce con il dissenso sfrenato.

 

 

E Mario Draghi non sfugge alla regola. Perché su tutti i principali dossier si comporta come se fosse da solo al governo dell’Italia. Non intende concordare le mosse con i partiti che lo sostengono. Il che è abbastanza bizzarro. Concorrenza e balneari, catasto e tasse, europeismo maniacale, tutto fa brodo per umiliare i partiti. Basti pensare al destino di chi ha donato più sangue per il governo del banchiere, quante ne hanno dovute pagare nei sondaggi Lega e Cinque stelle. Eppure, Draghi pensa di poter andare avanti così, immaginando solo il proprio futuro, magari al vertice della NATO (e la belligeranza manifestata nel conflitto russo-ucraino servirebbe proprio a questo).

 

 

Ma il premier deve stare attento a non farsi prendere dalla frenesia del comando. Emerge una vocazione da divo dittatore che non fa affatto bene ad un paese a cui si continuano a chiedere sacrifici, altro che quattrini dall’Europa, che poi dovremo pure restituire. Il presidente del Consiglio macina persino nomine a volontà schiacciando le formazioni politiche. Al suo posto nessuno sarebbe sicuro di continuare a lungo a dispetto dei santi. Anche perché i partiti non aspirano alla canonizzazione. E le minacce di voto di fiducia pronunciate in consiglio dei ministri non spaventano quanti sono alla vigilia della campagna elettorale: in Italia non comanda ancora la burocrazia di. Bruxelles. Almeno, non dovrebbe…