
Pena per Grillo: allo sbando lui e le sue creature

Povero Beppe Grillo, un po’ di pena la fa. Non gliene va più una dritta e ormai è sempre più una stella durata - politicamente parlando - una decina di anni e adesso sul viale del tramonto.
Aveva fatto dimenticare quella tragedia, l’omicidio colposo che gli era stato rinfacciato per tanto tempo, e ora ne decretano la fine il processo al figlio per un reato odioso e l’indagine per i soldi da un armatore potente. Sesso e quattrini, non c’è peggiore fine in politica. Manca solo il terzo ingrediente: la droga.
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Sinceramente sono da augurargli due assoluzioni, ma lui mai lo ha fatto per chi ci capitava, nelle grinfie della giustizia. Chiunque era indagato, per Beppe Grillo era un delinquente in attesa di condanna: chissà se vale anche per lui e i suoi famigliari.
A rimetterci è anche la sua creatura, che in questo caso non si chiama Ciro ma Movimento Cinque stelle.
Che è letteralmente allo sbando, e il povero Giuseppe Conte non sa come rimetterlo in sesto dalle paure che hanno preso la pancia di deputati e senatori a fine legislatura. L’elezione del presidente della Repubblica per loro è un calvario.
Se ne è andata un’altra senatrice e non si vede una via d’uscita - se non il vassallaggio al Pd - per la partita del Quirinale. Anche qui sta la pena di Grillo.
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Non c’è più un guizzo, se non il dormiente adagiarsi al tempo che scorre, sperando che il sogno non si interrompa anticipatamente. Fuor di metafora tutto tranne che le elezioni anticipate.
Nello stesso Pd ragionano sulle difficoltà dell’alleato, lo ha riconosciuto anche il più leale con loro, Goffredo Bettini. E questo lascia intuire altre crepe che si apriranno.
La caduta morale del fondatore accentua la crisi, che sta per trasformarsi in irreversibile: nella prossima legislatura ne rientreranno davvero pochi e si scanneranno per le liste. La peggiore partitocrazia si sta reincarnando nei corpi che dovevamo abbatterla.
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