
Sui clandestini anche l'Italia di Draghi si fa sfottere dall'Europa

Chissà se è un raggio di sole, l’uscita inaspettata di Mario Draghi sui migranti. Il premier italiano si sarebbe stancato dell’inerzia continentale, esprimendo il fastidio dell’Italia per appena 97 clandestini redistribuiti a fronte di 50mila arrivi in Italia. Troppi bla bla sulla solidarietà – inesistente – dell’Unione Europea e così non va affatto bene. Ma anche questo – e va detto – ce lo siamo cercato per non avere la capacità di riconoscere l’efficacia di politica più nette. Non a caso da tempo Draghi pare ignorare la richiesta di un vertice con Matteo Salvini e il ministro Luciana Lamorgese per fare il punto su una linea politica da rendere più incisiva. Che a ben vedere è anche il caposaldo della strategia difensiva del leader della Lega nell’incredibile processo che si tiene a Palermo. Fu anche la linea del primo governo Conte, ma anche la stessa Lamorgese sembrava volerla seguire, poi è prevalsa la spinta del Pd, probabilmente. Prima redistribuire, poi sbarcare i clandestini.
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E invece ce li siamo dovuti tenere noi e l’Europa ci ha fatto marameo. Sfottendo persino uno come Mario Draghi.
Se è un merito sollevare il problema a Bruxelles, Draghi ha però la responsabilità di aver ignorato gli allarmi lanciati a più riprese dall’intero centrodestra e non solo da Salvini. Non si possono spalancare le frontiere dell’Europa – e non solo dell’Italia, qui sta il punto – senza ottenere un concreto impegno comunitario a prendersi i migranti anche in altri paesi.
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È l’ennesima presa in giro che arriva dall’Europa e chi fa sfoggio quotidiano di europeismo dovrebbe prendere invece la palla al balzo per dire stop all’invasione: “da oggi non venite più da noi”, ci aspettiamo di sentir dire dal premier. Alzi la mano chi è disponibile a crederci. In realtà non accadrà proprio nulla e tutti staremo a guardare quanti ogni giorno arrivano a Bengodi. Italia, mica Europa. Lo siamo solo quando fa comodo a lorsignori.
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