
E ora si pattina. Da Zan al Quirinale

Pronti con i pattini. Occhio a non scivolare che comincia una nuova corsa per il Quirinale. E se il Centrodestra supera lo sbandamento per le amministrative perdute con il colpo di reni che ha dato al Senato sulla legge Zan, tutto diventa possibile. Anche e persino un presidente della Repubblica senza i galloni della sinistra, come accaduto fino ad ora. Molti dicono - dopo la rinuncia reiterata di Sergio Mattarella, “benedetta” anche da Matteo Salvini - che toccherà a Mario Draghi. Il quale al Colle vorrebbe andarci. Sulla sua strada qualche ostacolo. Sta troppo contro i partiti da Palazzo Chigi e non si capisce perché gli dovrebbero regalare sette anni di bella residenza quirinalizia.
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Poi, sul nome di Draghi pende il “rischio” elezioni, soprattutto per i Cinque stelle che non ne vogliono sapere. Giustamente dal loro punto di vista, abbastanza rovinoso. Il nome del ministro dell’economia Nicola Franco a Palazzo Chigi non fa fare salti di gioia a nessuno. Probabilmente si andrà avanti per votazioni successive, quando ci vorranno 505 grandi elettori, tra parlamentari e consiglieri regionali. Il Centrodestra ha la maggioranza relativa, se tutti fanno la loro parte. E per questo ci spera Silvio Berlusconi, anche se ne nessuno capisce se è vero. Il desiderio ce l’ha pure Pierferdinando Casini, per una vita col Centrodestra e rientrato in Senato col Pd. Le manovre potrebbero riguardarlo, ma anche i veti. Per ora tace, c’è da spargere pace.
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Altri nomi? Ce ne sono a iosa. A sinistra non sanno come uscirne, certo è che sarebbe un delitto farlo decidere di nuovo a loro. Se il Centrodestra riesce a concordare un nome con la pattuglia di Matteo Renzi, al Quirinale non ci salirà certo un nemico. Anche perché di fronte ad oltre 500 voti certi, neanche il Pd avrà interesse a mettersi di traverso, magari con una figura che abbia ricoperto cariche istituzionali. Problema dei Cinque stelle, semmai. Ma riguarda solo loro.
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