
E ora Davigo dovrà dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità…

Il dottor Piercamillo Davigo si metta una barba finta con un bel parruccone e giri nei bar di Milano, di Roma o dove diavolo si trova. E noterà quanti sorrisini lo circonderanno se con voce camuffata dovesse pronunciare il suo cognome per parlare dell’indagine che lo riguarda.
Ad andargli bene si sentirà definito come un colpevole che non è riuscito a farla franca. Certo, anche lui dovrà attendere l’istruttoria, il processo, i tre gradi di giudizio e persino la prescrizione, ma intanto una spolverata se la deve dare pure lui. Perché i suoi colleghi di Brescia lo hanno indagato nell’ambito dell’indagine sulla cosiddetta Loggia Ungheria.
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Secondo gli inquirenti si trattava di una bella congrega di intrallazzatori e lui rivelò le indagini a qualche membro del Csm – di cui era membro – e persino all’on. Nicola Morra, presidente della commissione antimafia. Per la legge sono cose che non si possono fare. E se le dovesse aver fatte anche per lui, persino per lui, dovrà valere il principio garantista e costituzionale dell’innocenza fino al terzo grado di giudizio.
Intanto, però, capirà che cosa vuol dire la gogna; e che cosa rappresentano tanti sberleffi se un altro magistrato ti prende di petto e ti indaga. Magari adesso anche Davigo andrà a firmare i referendum sulla giustizia sparsi in tutta Italia grazie a Salvini e ai radicali.
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Davigo è indagato per l’ipotesi di rivelazione di segreto d’ufficio. A lui nel 2020 il pm milanese Paolo Storari (in reazione all’asserito immobilismo dei capi) consegnò i verbali di Piero Amara sulla loggia Ungheria. Sono stati già interrogati come testimoni il vicepresidente del Csm, 7 consiglieri, e proprio lo stesso onorevole Morra.
Al momento, sulla loggia Ungheria nessuno ha ancora capito se si sia trattato di un’associazione realmente pericolosa o di una fanfaronata dell’avvocato Amara. Ma il fatto che tutto sia arrivato ai piani alti del Csm fa immaginare che qualcosa di losco possa essere avvenuto. E sull’inchiesta ora toccherà all’indagato Davigo dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità.
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