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Draghi non sottovaluti i partiti: siamo in democrazia

Francesco Storace
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Anche per Mario Draghi ci sarà una prima volta, col suo discorso alle Camere. E dovrà ben pensare al luogo in cui si trova, tra Palazzo Madama e Montecitorio.

Nel tempio della democrazia non si può avere un atteggiamento da ottimati. Perché questo sarebbe il vero elemento di continuità con il governo di Giuseppe Conte, quello dei Dpcm e che non sopportava proprio la fatica del confronto con il Parlamento.

Chissà se Draghi dirà qualcosa dei partiti della sua maggioranza. O direttamente a loro. Perché è un po’ curioso esordire comunicando ai partiti quali sono i ministri che li rappresentano. Se li decide lui, se ne assume la paternità: questo è un rischio per il premier.

Certo è che li ha fatti arrabbiare non poco. A cominciare da M5s e pure gli altri, comprese le donne di casa Pd, con la telenovela che ne è partita contro il povero Nicola Zingaretti che non si aspettava tutto ‘sto casino. Ma è la famosa storia della bicicletta che fa dottrina: pedala.

Indubbiamente è uno stile diverso quello di Draghi, ma anche lui deve stare attento a non sbattere contro il muro. Perché poi ci sono le commissioni parlamentari e poi ancora l’aula, che prima di riconoscergli il diritto di fare e disfare lo annusa e se l’odore non piace lo asfalta. E sarebbe un peccato perché la credibilità internazionale del presidente del Consiglio è un dato oggettivo. Ma anche i voti dei partiti pesano e contano nella democrazia.

Ecco, professor Draghi: non si faccia contagiare dalla pretesa di fare a meno della democrazia, proprio perché i partiti rappresentano l’umore popolare. Al Quirinale il premier disse di voler rispettare il Parlamento, in cui però i partiti non vanno trattati da estranei in casa.

Mille volte meglio di Conte come credibilità personale, ma occhio a non fare la parte delle tre scimmiette mute sorde e cieche. In politica non funziona così. Altrimenti la polemica sarà quotidiana e certo non conviene all’Italia. E nemmeno a Draghi. Già serve un tagliando, pare di capire.