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Alluvione nelle Marche, le ricerche dei due dispersi continuano. Da giovedì più di mille interventi dei vigili del fuoco

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Non si fermano le ricerche dei due dispersi dopo l'alluvione che ha colpito le Marche nei giorni scorsi e che fin qui ha portato undici morti, numerosi feriti e sfollati, oltre a tutta la serie di danni nei paesi devastati dalla pioggia e dal fango. Sul campo, per le operazioni di soccorso e ricerca, fin dalla prima ora ci sono tantissimi vigili del fuoco: per la precisione, i pompieri impegnati sono 400, con rinforzi dal Friuli, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Puglia e Calabria, pronti a prestare soccorso alla popolazione, per rimuovere il fango, liberare le strade, tagliare gli alberi abbattuti e per gli allagamenti. Ben 1.163 gli interventi effettuati. Per le ricerche degli ultimi due dispersi nella zona di Barbara sono impegnate le squadre a terra, le unità cinofile, i sommozzatori, gli esperti in topografia applicata al soccorso e droni.

 

 

Prevenzione è la parola che è stata tra le più utilizzate dalla mattina di venerdì, perché se da un lato il cambiamento climatico non si può fermare in un giorno (non basteranno anni), dall'altro si poteva arrivare preparati a situazioni simili. "Abbiamo smesso da poche ore di contare le vittime della tragedia che ha colpito la nostra Regione lo scorso 15 settembre. È arrivato il momento di rimboccarci le maniche e lavorare fattivamente perché tutto questo non accada mai più. Come abbiamo già detto in precedenza, non possiamo evitare fenomeni estremi come gli oltre 400 millimetri di pioggia caduti in poche ore, quello che però è in nostro potere evitare è che i fiumi e i torrenti straripino in prossimità dei centri abitati", spiega Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche. "Gli interventi necessari per mettere in sicurezza il territorio li conosciamo molto bene, come Geologi delle Marche ribadiamo da anni la loro urgenza, anche dopo gli eventi del 2014 quando sempre a Senigallia il Misa uscì dagli argini provocando la morte di tre persone, non sempre ascoltati, il nostro auspicio è che questa sia la volta buona", continua Farabollini.

 

 

"Per questo - aggiunge Farabollini - pensiamo che sia giunto il momento di metterci tutti intorno a un tavolo e pianificare, stabilire una lista di priorità, sciogliere quei nodi che si sono creati a causa di una burocrazia asfissiante che hanno, ad esempio, bloccato le opere di messa in sicurezza di Senigallia. Chiediamo quindi l'istituzione di un tavolo permanente che riunisca Ordine dei Geologi, autorità di bacino, comuni interessati, Protezione civile, unioni montane e naturalmente la regione Marche. Non perdiamoci in formalità, l'obiettivo dovrebbe essere quello di facilitare, limare eventuali differenze di vedute e rimanere costantemente aggiornati e allineati sullo svolgimento dei rispettivi compiti. Le leggi ci sono, i finanziamenti in molti casi sono già stati stanziati ma è necessario accendere un faro affinché questi progetti passino dalla carta alla realtà. Se vogliamo proteggere i cittadini delle Marche non possiamo indugiare oltre".