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Morte Elena Del Pozzo, la mamma confessa anche davanti al gip. Le indagini: nessuna traccia di sangue in auto, i misteri

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Fra molti "non ricordo", momenti di confusione, altri di pianto, Martina Patti questa mattina nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Catania Daniela Monaco Crea ha confessato per la seconda volta di aver ucciso sua figlia Elena Del Pozzo. L’avrebbe fatto da sola nel campo dove poi la piccola è stata trovata dentro alcuni sacchi neri. La mamma di 23 anni accusata di omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà e dal vincolo familiare oltre che di occultamento di cadavere ha dunque confermato la confessione di martedì quando durante un sopralluogo nella sua abitazione non riuscì più a tenere in piedi la messinscena del rapimento della figlia da parte di tre uomini incappucciati.

 

 

Ma per i carabinieri la doppia confessione non è sufficiente a far luce completamente sull’atroce delitto. Mancano ancora tasselli importanti su cui la donna, assistita dall’avvocato Gabriele Celesti, si è trincerata dietro una serie di "non ricordo". A fare chiarezza, in attesa che la principale sospettata racconti con precisione cosa è accaduto lunedì a Mascalucia in provincia di Catania, ci stanno pensando i Ris di Messina e il medico legale che oggi pomeriggio ha iniziato l’autopsia sul corpo della piccola Elena. Gli specialisti dell’Arma hanno escluso che la bimba di 5 anni sia stata trasportata da morta nell’auto della madre, una Fiat 500 su cui non sono state trovate tracce di sangue e neppure impronte diverse da quelle della madre. Dunque nessuno è entrato nell’auto per rapire Elena e nel campo la bimba ci è arrivata viva.

 

 

Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti che sarebbe avvalorata anche dall’autopsia è che la piccola Elena sia stata colta di sorpresa mentre era nel campo con la mamma, infilata in un sacco nero per gioco e poi colpita a morte con un coltello e una zappa a due punte. L’esame autoptico eseguito nell’obitorio dell’ospedale Cannizzaro di Catania alla presenza dei periti di parte confermerebbe la prima ricostruzione del medico legale durante l’ispezione di martedì. Martina Patti, non avrebbe dunque avuto il coraggio di guardare la figlia mentre la colpiva a morte. Ciò non toglie, secondo la procura di Catania, che la donna abbia agito con lucida premeditazione, tanto da portarsi da casa sia i sacchi neri che un coltello e una zappa. A far crollare definitivamente la messinscena del finto rapimento ci sono infine le immagini di una telecamera che inquadra il punto dove secondo la donna sarebbe avvenuto il rapimento. Intorno alle ore 15 di lunedì in quel punto si vede soltanto l’auto della madre e nessun rapitore che la ferma.