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Peste suina, è allarme in Italia. La virologa Ilaria Capua: "Non abbiamo il vaccino, rischio lockdown dei maiali se arriva negli allevamenti". Nessun pericolo per l'uomo

Risarcimenti per i danni da fauna selvatica

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La peste suina africana sta ormai preoccupando moltissimi allevatori italiani. Questa malattia virale che colpisce suini e cinghiali è infatti altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, mentre non è trasmissibile agli esseri umani. Nei giorni scorsi si è insediata una Cabina di regia per gestire "l'emergenza nella Città metropolitana di Roma - aveva detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, delegato dal ministro Speranza alla gestione dell'emergenza - che coinvolge, oltre al ministero della Salute, tra gli altri, prefetto, Regione, Comune e forze dell’ordine".

 

 

L'attenzione è quindi alta, ma potrebbe non bastare. "Per quasi tutte le malattie di animali e uomini ci sono dei vaccini, ma nel caso della peste suina, proprio per questa sua incredibile selettività, non esiste. O meglio: non siamo riusciti a produrre un vaccino che abbia livelli di efficacia e sicurezza tali da poterlo mettere in commercio", ha detto la virologa Ilaria Capua in un'intervista al Corriere della Sera. I suini, per il momento, non sono stati colpiti, ma l'esperta traccia un quadro nel caso si arrivasse a questa situazione. "Un lockdown degli animali? Mi auguro che non succeda, ma il mercato dei prodotti di origine animale funziona così. Sarebbe un disastro, perché vorrebbe dire bloccare tutta la filiera, posti di lavoro. Se non hai un vaccino è molto difficile controllare la malattia e la sua circolazione. Una volta che è arrivato all’interno di una popolazione recettiva potrebbe esplodere. In un Paese come l’Italia con una forte vocazione in questa industria rischiamo che, anche in maniera un po’ strumentale, si possa arrivare a un blocco dell’export dei prodotti".

 

 

Insomma, un virus che non va sottovalutato. Ilaria Capua ha anche provato a spiegare come possa essere arrivato in Italia, dove al momento sono stati registrati casi in tre regioni: Piemonte, Liguria e, appunto, Lazio. "Uno dei meccanismi di introduzione del virus è quella alimentare. In letteratura sono riportati casi di camionisti che arrivano dalle zone infette, solo perché viaggia per migliaia di chilometri con i suoi panini farciti con l’insaccato fatto con il maiale di allevamento familiare. È sufficiente che a destinazione butti l’ultimo pezzo di panino e che un cinghiale lo mangi nella spazzatura ed ecco il primo caso. Oppure è arrivata tramite una catena di contagio legata ai movimenti di cinghiali infetti".