
Brescia, sgominata baby gang: arrestati quindici ragazzi di cui quattro minorenni

Un fenomeno che pare inarrestabile. Una vera emergenza, sia da un punto di vista educativo, che di ordine pubblico. Adolescenti disposti a spacciare, picchiare e rapinare pur di “fare la bella vita”. Quindici ragazzi (tra loro quattro minorenni), sono stati arrestati dai carabinieri di Gardone Valtrompia e Gussago, paesi della provincia bresciana, per essere i componenti di una baby gang, responsabile di numerosi furti, violenze e rapine nei confronti di loro coetanei. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la persona e il patrimonio, in particolare lesioni, furti e rapine, nonché dei reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e di porto di oggetti atti ad offendere.
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La “Gang 88” aveva anche una dimensione social molto spiccata. Attraverso Facebook e Instagram, i membri della banda comunicavano tra loro e anche coi clienti ai quali vendevano la cocaina. I furti e le rapine avvenivano quasi sempre ai danni di coetanei, nelle vicinanze delle scuole, alle fermate dei mezzi pubblici. Talvolta le vittime erano compagni di classe. In gruppetti da tre le avvicinavano e strappavano loro le collane, rubavano portafogli e cellulari di ultima generazione. I quindici arrestati sono nati in Italia, alcuni da famiglie del bresciano, altri con genitori proveniente dal Nord Africa. In tutto sono diciannove le misure cautelari: quattro in carcere, altrettanti al minorile, otto ai domiciliari e tre con obbligo di permanenza notturna. Come ricorda l’agenzia di stampa Agi, l'indagine è iniziata nel maggio del 2019 in seguito ad alcuni furti nel Bresciano ai danni di studenti liceali. Gli uomini in divisa non hanno sottovalutato questi episodi e si son subito attivati, con pedinamenti e tecniche investigative “alla vecchia maniera”.
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Secondo la tesi accusatoria sarebbero “diversi gli indizi di colpevolezza” a carico degli indagati sulla base di testimonianze e intercettazioni telefoniche, dalle quali si evince che la “Gang 88 faceva dell'appartenenza al gruppo un punto di forza per i singoli partecipi e al contempo strumento di intimorimento nei confronti delle vittime”. I piccoli malviventi non si sono fermati nemmeno di fronte alla più grande pandemia dai tempi della Spagnola. E anche durante il lockdown hanno proseguito con le proprie “attività”. Oltre alle misure cautelari, sono state eseguite anche ventitré perquisizioni domiciliari. Una realtà, quella delle baby gang, che negli ultimi cinque anni è diventata una costante anche nel nostro Paese. Soprattutto nelle città del ricco ed industrializzato triangolo del Settentrione: Milano, Torino e Genova. Un problema che, ad oggi, la politica continua a minimizzare. E che, al contrario, necessiterebbe di risposte che vadano al di là della repressione.
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