
Ucraina, Di Maio riferisce in Senato sulla crisi: "Stop a incontri bilaterali con Russia senza de-escalation".

Meeting, riunioni con i colleghi esteri e misure da mettere in campo. L'agenda del ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, è stata ricca di impegni a causa della crisi tra Ucraina e Russia. Oggi, però, è tornato a riferire in Senato sulla situazione, ripercorrendo quanto avvenuto da lunedì sera. "A due settimane dalla mia ultima informativa al Parlamento, torno a riferire, oggi in quest’Aula, della crisi ucraina. Una crisi che ha subìto una forte e preoccupante accelerazione, che mette a rischio la stabilità e la prosperità del mondo e soprattutto minaccia l’ordine internazionale e la libertà. La questione sul tavolo non può essere limitata a una mera disputa territoriale. Ad essere in gioco non è solo il pur importante quadro di sicurezza europeo. In discussione sono i nostri stessi valori fondamentali. Mostrarci arrendevoli oggi significherebbe pagare un prezzo molto caro domani. La nostra volontà di dialogo nella fermezza si basa proprio su questo convincimento e per l'Italia il dialogo resta la prima opzione". Di Maio ha quindi proseguito spiegando che "nelle ultime settimane, i principali leader occidentali hanno profuso ogni sforzo per raggiungere una soluzione diplomatica. Lo dimostrano l’incontro e le telefonate tra Biden e Putin, i diversi contatti del Presidente Draghi con Putin e Zelensky, la missione del Presidente Macron in qualità di presidente di turno dell’Unione europea e la più recente visita del Cancelliere Sholz a Kiev e a Mosca. Nonostante i vari tentativi testimoniati da questi sforzi e che hanno interessato un notevole periodo di tempo, al termine della tregua olimpica il Presidente della Federazione Russa ha deciso di violare l’integrità territoriale dell’Ucraina. Stamattina - prosegue - ci siamo coordinati con il Presidente Draghi circa i prossimi passi da compiere per favorire una soluzione diplomatica. Siamo impegnati al massimo nei canali multilaterali di dialogo. Riteniamo tuttavia che non possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione, linea adottata nelle ultime ore anche dai nostri alleati e partner europei".
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Il ministro ha poi condannato l'invio delle truppe russe. "In un clima già caratterizzato da fortissime tensioni, la crisi fra Russia e Ucraina ha registrato un’ulteriore drammatica tappa nella serata di lunedì quando il Presidente Putin, accogliendo un appello della Duma, ha firmato un decreto di riconoscimento delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk in Ucraina orientale. Il provvedimento del Cremlino ha seguito di poche ore la riunione del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa russo che aveva approvato all’unanimità lo stesso appello. La mossa era stata anticipata dal Presidente Putin al Presidente Macron e al Cancelliere Scholz in quanto rappresentanti del Formato Normandia (di cui fanno parte Ucraina, Russia, Francia e Germania), principale quadro negoziale per l’attuazione degli Accordi di Minsk. La decisione di Mosca mina gravemente proprio gli Accordi di Minsk che prevedono che le Autorità di Donetsk e Lugansk siano subordinate a quelle di Kiev, seppur con ampie autonomie decisionali. Riconoscere l’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche separatiste lede l’integrità territoriale e la piena sovranità dell’Ucraina, già messa in discussione nel 2014 con l’annessione illegale della penisola di Crimea. Condanniamo la decisione di Mosca di inviare nei territori delle due repubbliche separatiste un contingente di truppe con sedicenti funzioni di peacekeeping. È un gesto che rischia di esacerbare una situazione già molto tesa. Ricordo che si stima una presenza russa lungo i confini con l’Ucraina tra 170 e 190 mila unità". Inoltre, spiega Di Maio, preoccupa "la decisione delle autorità di Mosca e di Minsk di proseguire le esercitazioni congiunte che avrebbero dovuto concludersi domenica. Sono circa 30mila le unità delle Forze Armate russe impegnate in queste attività. Su richiesta del Presidente Putin, ieri il Consiglio della Federazione russa ha concesso l’autorizzazione ad inviare forze militari all’estero. Inoltre, sempre ieri, in conferenza stampa Putin ha affermato di riconoscere le pretese di Donetsk e Lugansk sul territorio di tutto il Donbass, ben oltre la componente russofona presente nella regione e quindi includendo zone attualmente sotto il controllo delle forze armate ucraine, chiedendo per giunta il riconoscimento dell’annessione illegale della Crimea. Questo duplice sviluppo rischia di aprire la strada ad un’operazione militare su larga scala della Russia in Ucraina, che potrebbe essere preceduta o accompagnata da azioni ibride, soprattutto incentrate su eventuali attacchi cibernetici. Analisi confermataci da fonti interne all’Alleanza. Resta inoltre elevata la preoccupazione di Kiev per le esercitazioni navali in corso nel Mar Nero e nel Mare d’Azòv. Si tratta di esercitazioni senza precedenti anche per via del blocco del traffico marittimo che impedisce i flussi verso i porti ucraini di Berdiansk e Mariupòl. In considerazione di questi possibili scenari, abbiamo chiesto ai connazionali di lasciare immediatamente l’Ucraina con i mezzi commerciali disponibili. Ad ogni modo abbiamo deciso, in coordinamento con i nostri partner europei, di lasciare la nostra Ambasciata a Kiev pienamente operativa".
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E sul capitolo sanzioni nei confronti della Russia, il ministro ha detto che "la riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dell’Unione europea ha avallato un articolato pacchetto di misure restrittive, che include un bando a importazioni ed esportazioni e a investimenti nei territori delle entità separatiste, sanzioni economiche e finanziarie alla Russia e designazioni individuali di esponenti politici, dei media, militari e operatori economici. Ulteriori misure restrittive potrebbero essere adottate in caso di altre azioni da parte russa. Al riguardo, ricordo che l’Italia sta lavorando da mesi in ambito europeo e insieme agli Stati Uniti per adottare un impianto di possibili sanzioni di varia natura e intensità, che siano improntate a efficacia e fermezza nel segnalare a Mosca gli elevatissimi costi e le conseguenze che una sua offensiva recherebbe. Per essere efficaci le sanzioni devono fungere da deterrente contro ulteriori azioni militari ed essere quindi sostenibili, proporzionate e graduali e direttamente collegate a sviluppi concreti e oggettivi sul terreno. Dobbiamo lavorare per evitare una guerra nel cuore dell'Europa e per contenere l'impatto delle sanzioni sull'economia". Il Ministro ha quindi spiegato che l'Italia sta "valutando il possibile stanziamento di un contributo finanziario del valore di circa 110 milioni di euro volto a sostenere la popolazione e l’economia ucraina in settori da concordare con le autorità di Kiev. Intendiamo inoltre stanziare un contributo per il Comitato della Croce Rossa Internazionale per interventi nel settore umanitario". Infine, il titolare della Farnesina ha spiegato che "è fondamentale in questa fase storica, alla luce delle ultime vicende, mostrare la compattezza di un’Unione europea che non subisce condizionamenti rispetto ai suoi valori, come dimostra anche la decisione di ieri della Germania di sospendere il progetto Nord Stream 2".
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