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Omicidio Piscitelli, chi era Diabolik l'ultrà della Lazio ucciso

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Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, era stato ucciso il 7 agosto 2019 al Parco degli acquedotti, zona sud-est di Roma, Piscitelli, 53 anni, è stato ammazzato con un colpo di pistola alla nuca in quella che è stata un'autentica esecuzione Adesso il presunto omicida di Diabolik, Raul Esteban Calderon, è stato fermato dalla Squadra mobile della questura di Roma.

 

 

Ma chi era Fabrizio Piscitelli? Era il capo più carismatico degli Irriducibili, gruppo di ultras della Lazio che domina la curva Nord dello stadio Olimpico ed è piuttosto vicino a Forza Nuova: “Siamo gli ultimi fascisti di Roma”, aveva detto dopo lo scoppio di una bomba carta davanti alla sede della tifoseria il 6 maggio 2019. Ma Piscitelli non era un semplice capo ultras di destra: in passato aveva avuto diversi problemi con la giustizia tra estorsioni e droga ed era ritenuto vicino a due figure chiave della criminalità romana: da una parte vicino al clan camorristico di Michele Senese, detto o'pazzo, attivo soprattutto nell'area sud della città (Cinecittà, Tuscolana), e dall’altra vicino a Massimo Carminati, il capo di quell'organizzazione chiamata "Mafia capitale". Lunga la lista dei precedenti: sospettato di aver organizzato l'importazione di centinaia di chili di hashish dalla Spagna, aveva ricevuto una condanna in primo grado quattro anni e mezzo. Un'altra condanna in primo grado per la tentata estorsione ai danni del presidente della Lazio, Claudio Lotito: insieme ad altri tifosi si erano resi responsabili di una serie di episodi di violenza e di minacce, ricorrendo anche a ordigni esplosivi, per costringere Lotito a cedere ad altri imprenditori le proprie quote della società. . Il nome di Diabolik era emerso anche nell’ordinanza di custodia cautelare di Mondo di mezzo, quella sulla cosiddetta Mafia capitale. I Ros sospettavano fosse il capo della “batteria di Ponte Milvio” (composta da campani e albanesi) in rapporti con Carminati.

 

 

Nel 2014 la Guardia di finanza aveva effettuato un sequestro preventivo di beni riconducibili a Diabolik e alla sua famiglia per circa 2,4 milioni di euro. Dall'inchiesta scattata nell'aprile del 2014 emerse che "all'elevato tenore di vita tenuto dalla famiglia Piscitelli faceva da controparte una dichiarazione dei redditi decisamente troppo scarna".