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Marco Pantani, nuovo fascicolo: riaperta l'inchiesta per la terza volta. Lo spunto dall'audizione di Miradossa

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L'inchiesta sulla morte di Marco Pantani è stata riaperta per la terza volta. Si tratta di un fascicolo per omicidio e contro ignoti aperto dalla Procura di Rimini dopo l’invio dell’informativa da parte della commissione parlamentare antimafia lo scorso 2019 come riportano alcuni quotidiani romagnoli. Il campione di ciclismo fu trovato cadavere il 14 febbraio 2014 nel residence Le Rose di Rimini. Nel 2016 l'inchiesta bis fu archiviata e l'omicidio escluso.

 

 

"Non abbiamo nessuna verità precostituita o tesi da dimostrare, ma la famiglia vuole finalmente mettere la parola fine alla vicenda e sapere se Marco è morto di overdose o è stato ucciso. La Procura ha già sentito a lungo mamma Tonina e sta lavorando con grande serietà grazie al coordinamento della procuratrice generale Elisabetta Melotti. Tonina e il marito - dopo anni di battaglie - hanno bisogno di mettersi il cuore in pace e l’unico modo di farlo è rileggere tutte le carte, dissecretare le testimonianze chiave e chiudere una vicenda che si trascina da 17 anni: qualunque verità emerga, la accetteremo" ha spiegato al Corriere della Sera il nuovo avvocato di Tonina Pantani, mamma di Marco, Fiorenzo Alessi. Proprio la mamma del campione romagnolo è stata da poco sentita in procura. La novità è che la nuova indagine prenderebbe spunto dall'audizione di Fabio Miradossa, che patteggiò nel 2005 una pena per spaccio legato alla morte del Pirata di Cesenatico, alla commissione parlamentare antimafia, a gennaio 2020, che poi l'ha segnalata ai pm. Marco è stato ucciso, l'ho conosciuto 5-6 mesi prima che morisse e di certo non mi è sembrata una persona che si voleva uccidere. Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio, ha sempre detto che non si era dopato", le parole di Miradossa in un'audizione che poi è stata parzialmente secretata. 

 

 

Ma chi era Marco Pantani? Romagnolo doc, negli anni Novanta illuminò il mondo del ciclismo con azioni spettacolari sulle più grandi salite delle corse a tappe. Dopo tante cadute e infortuni, riesce nell'impresa - mai più compiuta e in precedenza appannaggio di un ristretto numero di ciclisti - di vincere nello stesso anno, il 1998, il Giro d'Italia e il Tour de France. Nel 1999, alla fine del Giro mentre si trova in maglia rosa lanciato verso un altro trionfo, a causa di un valore di ematocrito al di sopra del consentito viene escluso dalla corsa. Una sospensione mai accettata dal ciclista: sulla regolarità del controllo dell'ematocrito nell'albergo di Madonna di Campiglio esistono forti dubbi. Così come sulla morte avvenuta nel 2004.