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Mafia, duro colpo ai corleonesi e ai parenti di Totò Riina: sequestri e confische per 4 milioni

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I carabinieri di Palermo hanno effettuato sequestri e confische alla mafia corleonese per un valore complessivo di 4 milioni di euro. Un colpo durissimo agli uomini del clan che avevano favorito la latitanza del boss Bernardo Provenzano e affermato il proprio potere sul territorio, sabato 16 ottobre un’operazione dei militari li priva dei loro beni. In esecuzione di tre distinti provvedimenti del Tribunale di Palermo, scaturiti dalle indagini dei militari del Raggruppamento operativo speciale e del Comando provinciale di Palermo. Il Ros ha eseguito una confisca di tre milioni e mezzo di euro nei confronti di Mario Salvatore Grizzaffi (disposta in primo grado dal Tribunale di Palermo) e Gaetano Riina (disposta in secondo grado dalla Corte d’Appello di Palermo), rispettivamente nipote e fratello di Totò Riina, di Rosario Salvatore Lo Bue, soprannominato Saro Chiummino e del figlio Leoluca.

 

 

L’operazione giunge al termine di un lungo percorso investigativo che aveva già consentito di assicurare allo Stato i patrimoni illeciti acquisiti nel tempo da Salvatore Riina e da Calogero Giuseppe Lo Bue, già colpiti da decreti di confisca. Quest’ultimo già condannato in via definitiva per aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano. La confisca, riguardante abitazioni, conti correnti, libretti di risparmio, terreni e beni aziendali, colpisce persone con numerosi precedenti penali e "acclarati legami con la mafia". In particolare Rosario Salvatore Lo Bue ha avuto storicamente un ruolo attivo quale uomo d’onore e membro apicale della famiglia di Corleone, inserita nell’omonimo mandamento mafioso, negli anni in contatto con esponenti di spicco quali Salvatore Riina e Leoluca Bagarella.

 

 

Mario Salvatore Grizzaffi è stato definitivamente condannato per aver commesso un’estorsione con metodi mafiosi, nell’ambito delle indagini che avevano fatto luce sulla rete di sostegno del boss Bernardo Provenzano nonché sulla riorganizzazione dell’associazione dopo la cattura del capo mafia avvenuta nel 2006 in località Montagna dei Cavalli a Corleone. In precedenza fu condannato anche per il favoreggiamento della latitanza di Giovanni Brusca. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un sequestro beni a carico di Giampiero Pitarresi, per un valore complessivo stimato in circa seicentomila euro. I sigilli sono scattati per due abitazioni a Misilmeri, un’autovettura e sette rapporti bancari. Dopo anni di militanza, aveva assunto il pieno controllo della famiglia mafiosa di Villabate, quale gestore della cassa e mandante di tutte le azioni illecite nel territorio, tra cui estorsioni e traffico di stupefacenti.