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Chiara Gualzetti "morta in pochi secondi, uccisa da due fendenti al petto": cosa dice l'autopsia

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Prima l’avrebbe colpita di spalle, poi avrebbe affondato la lama del coltello da cucina per "due volte, in modo frontale, all’altezza del petto, provocandole una morte pressoché istantanea". Sono i primi riscontri forniti dall’autopsia svolta sul corpo della sedicenne Chiara Gualzetti, uccisa a Monteveglio (Bologna) da un amico. "Una dinamica che non lascia spazio dubbi sull’intenzione di uccidere" commenta all’Adnkronos l’avvocato Giovanni Annunziata, che assiste la famiglia della vittima. Il medico legale ha 90 giorni per consegnare la sua relazione dopo un'autopsia durata quattro ore.

 

 

Chiara è stata trovata senza vita lunedì pomeriggio a poche centinaia di metri dalla sua abitazione. Il giudice per le indagini preliminari, Luigi Martello, nell’ordinanza che ha convalidato il fermo dell'amico 16enne ha tracciato un profilo preciso. Quello di un ragazzo dalla "personalità che appare incline a seguire i propri impulsi emotivi", ma ritenuto capace di intendere e di volere. A 24 ore dall’interrogatorio di garanzia al Tribunale per i minorenni del capoluogo emiliano-romagnolo, il giovane resta detenuto in un carcere minorile, per il pericolo di fuga, perché "esiste l’esigenza di evitare la commissione di altri reati della stessa indole», vista «la mancanza di scrupoli, di freni inibitori, di motivazioni" o di segnali di ravvedimento, perché a rendere "particolarmente elevata la pericolosità attinente al rischio di reiterazione del reato è l’incapacità di autocontrollo" e per i gravi indizi di colpevolezza.

 

 

Uno su tutti: le immagini riprese da un sistema di videosorveglianza, che mostrano il 16enne e la vittima allontanarsi insieme. Ma anche il recupero dell’arma utilizzata, un coltello da cucina, il sequestro degli indumenti indossati al momento dei fatti e ancora sporchi di sangue, il rinvenimento della cover del cellulare della vittima (che avrebbe tenuto con sé), il tenore definito "inequivoco" dei messaggi vocali inviati a un’altra amica, in cui raccontava tutto quello che aveva commesso subito dopo il fatto e "ampie dichiarazioni confessorie". Il 16enne, secondo quanto riportato dall’ordinanza, avrebbe provato a "nascondere le tracce del delitto e a negare le proprie responsabilità, offrendo anche una falsa e depistante indicazione su un altro giovane, che avrebbe dovuto incontrare la ragazza" con "tentativi freddi e lucidi".