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Sara Pedri, il giallo della scomparsa della ginecologa e l'appello: "Inchiesta sull'ospedale trentino dove lavorava"

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"Oggi è il compleanno di Sara, avrebbe compiuto 32 anni. Era una ragazza solare, fiera di essere medico. Poi all’improvviso il buio. Sono sicura: le è successo qualcosa di grave". Così intervistata da LaPresse ha raccontato Mirella Sintoni, la mamma di Sara Pedri, la ginecologa forlivese scomparsa il 4 marzo scorso subito dopo essere stata trasferita dall’ospedale Santa Chiara di Trento a quello di Cles da cui aveva dato le dimissioni proprio il giorno prima di sparire nel nulla.

 

 

Intanto, mentre le ricerche proseguono senza esito in tutta la valle del Noce e nel lago di Santa Giustina, il caso è finito sul tavolo della politica nazionale. "Ho depositato un’interrogazione al ministro della Salute, per chiedere di inviare gli ispettori all’ospedale Santa Chiara di Trento, e una alla ministra della Giustizia affinchè venga ripresa la discussione sul disegno di legge del 2019 relativo al mobbing sul posto di lavoro, specie nella sanità pubblica", annuncia la senatrice trentina di Italia viva, Donatella Conzatti, segretaria della commissione bilancio del Senato e della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere. Anche in Provincia, Filippo Degasperi, consigliere di Onda civica, sta dando battaglia. "Ci sono voluti due anni e mezzo per avere una risposta, circa il numero esatto di medici che si sono dimessi dalla ginecologia e ostetricia dal 2016 in poi, che comunque elude le responsabilità gestionali di quel reparto del Santa Chiara di Trento". Alla domanda di Degasperi, risponde l’assessora provinciale alla sanità, Stefania Segnana.

 

 

 Il presidente dell’ordine dei medici, Marco Ioppi, parla di "Turn over troppo elevato, professionisti che dopo aver vinto il concorso se ne andavano nel giro di pochi mesi, manifestazioni di disagio. Campanelli d’allarme che l’azienda sanitaria provinciale non ha ascoltato". Preoccupazione anche da parte di Cisl medici che, attraverso il segretario provinciale Nicola Paoli, chiede un intervento deciso da parte dell’ordine: "Riteniamo, sentiti i nostri medici iscritti, che quanto potrebbe essere accaduto sul posto di lavoro alla dottoressa Pedri, è accaduto innumerevoli altre volte ad altri medici che hanno optato per cambiare città e fuggire dall’inospitale clima trentino".