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Prostituzione sul web, era gestita da due sorelle: sgomitata banda fra Napoli e Caserta

Christian Campigli
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Ha attraversato i secoli, sepolto monarchi, imperatori e presidenti. Resistito a dittature feroci e a regimi democratici. È risultata immune a leggi speciali e autentiche crociate religiose e moralistiche. Sapendosi adeguare ai cambiamenti tecnologici, usandoli anzi per il proprio tornaconto. Il business della prostituzione non è mai stato così fiorente, nonostante la crisi conseguente alla pandemia, che ha coinvolto tutti i settori dell'economia mondiale. L'ennesima testimonianza dell'incredibile giro i soldi che ruota interno alle escort balza agli onori delle cronache grazie ad un'inchiesta portata avanti dai carabinieri del comando provinciale di Napoli.

 

 

 

 

I militari hanno scoperto, grazie a pedinamenti e intercettazioni telefoniche, un giro di squillo gestito da due sorelle, che smistavano i clienti in diverse abitazioni e organizzavano incontri, curandone ogni singolo aspetto. Dai gusti sessuali degli avventori fino al tipo di tende che dovevano essere presenti nell'appartamento scelto per l'incontro. Le due “imprenditrici” si facevano lautamente pagare per i propri servizi, visto che trattenevano la metà esatta dei compensi percepiti dalle ragazze. Queste ultime veniva pubblicizzate grazie a numerosi siti ad hoc presenti su internet. I militari dell'arma hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli Nord, a carico di cinque persone residenti a Caivano e Giugliano in Campania, tutte indagate per il reato di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento, favoreggiamento ed agevolazione della prostituzione e, in concorso con altre nove persone per una pluralità di reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

 

 

Le indagini, svolte dagli uomini in divisa della tenenza di Melito e coordinate dalla procura di Napoli Nord, hanno consentito di documentare l’attività del gruppo, che utilizzava appartamenti situati nelle province di Napoli e Caserta. Ogni membro della banda aveva compiti ben precisi , dall’adescamento dei clienti attraverso pubblicazione di annunci online, fino al supporto tecnico alle prostitute per migliorare la propria visibilità sul web.  C'era chi si assicurava lo spostamento periodico delle meretrici da una casa all'altra e chi vigilava per evitare che potessero insorgere problematiche con la clientela. Le prostitute, tutte di nazionalità straniera, venivano collocate dagli associati all'interno degli immobili di volta in volta reperiti per essere destinati all'attività illecita ed attrezzati proprio per le esigenze legate al meretricio. Uno degli indagati si occupava di indicare al cliente o attraverso il sistema di messaggistica WhatsApp o tramite una telefonata la precisa location dell'incontro. Un sistema imprenditoriale efficiente, ma completamente illegale, perché sfruttava la disperazione di queste ragazze, giunte in Italia col desiderio di una vita migliore. Un sogno trasformatosi in pochi attimi in un autentico incubo.