
Figlio schiavo della droga, madre coraggio fa arrestare due rampolli del clan Spada

Spaccio di stupefacenti, sequestro di persona, estorsione e riduzione in schiavitù. Sono gravissimi i reati che la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma (Dda) contesta a Francesco e Juan Carlos Spada, rampolli emergenti della storica famiglia insediatasi sul litorale romano e ad Ostia in particolare. Una indagine lampo condotta dagli agenti della Polizia di Stato del X Distretto Lido, diretto da Antonino Mendolia, ha fatto emergere in capo ai due, gravissime responsabilità appunto di spaccio di stupefacenti, di sequestro di persona, di estorsione e di riduzione in schiavitù.
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Una madre coraggio stanca di vedere i propri figli tossicodipendenti utilizzati come schiavi dai venditori di morte, si è fidata della Polizia di Stato e ha dato il via all’indagine che si è conclusa tra venerdì 28 e sabato 29 maggio con l’arresto dei due fratelli e con il sequestro di un appartamento. "Grazie a Polizia di Stato e Dda per arresto di due esponenti del clan Spada a Ostia. Operazione possibile grazie a denuncia di una madre coraggio stanca di vedere i figli tossicodipendenti utilizzati come schiavi dagli spacciatori. Non Abbassiamo Lo Sguardo", ha scritto su twitter la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Nei giorni scorsi erano state chieste condanne per oltre 630 anni di carcere al maxiprocesso al clan Casamonica a Roma nei confronti di una quarantina di imputati con accuse che vanno dall’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura e detenzione illegale di armi. Il pm Giovanni Musarò, nel corso della sua requisitoria nell’aula bunker di Rebibbia ha chiesto la pena più alta, 30 anni, per i capi dell’organizzazione, tra cui Giuseppe, Luciano e Domenico Casamonica. Chiesti inoltre 26 e 25 anni di reclusione per Domenico e Ottavio Spada e 25 anni per Guerrino Casamonica. Al processo si è arrivati dopo gli arresti compiuti dai Carabinieri del Comando provinciale di Roma nell’ambito dell’indagine Gramigna, coordinata dal procuratore di Roma Michele Prestipino e dai sostituti procuratori Giovanni Musarò e Stefano Luciani.
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