
Selfie in sala operatoria e la "fuga" per la carbonara. Ecco le accuse ai medici
Ecco una delle scene - documentate da immagini e commenti in una chat su whatsapp denominata “rapimento Gino” - finite nel fascicolo della Procura della Repubblica di Perugia grazie alle indagini difensive svolte dall'avvocato Luca Mecarini, che assiste la famiglia del paziente, l'architetto viterbese Gino Pucciarelli, deceduto nel luglio del 2015 in seguito alle complicanze emorragiche intervenute alcuni giorni dopo l'operazione. Pucciarelli aveva 48 anni. Affetto da osas (apnea notturna), aveva deciso di sottoporsi a questa operazione (elettiva, cioè non urgente) ai tessuti molli del palato al Silvestrini in virtù del rapporto di amicizia che lo legava a una dottoressa: Maria Cristina Cristi. La stessa che organizza la festa e che, nelle ore dell'ingresso in ospedale e in quelle successive, anima la chat tra amici, arrivando a mettere in rete addirittura la foto della tonsilla sanguinante appena recisa con la didascalia “ginotonsilla”. Adesso per 5 medici coinvolti nella vicenda, compreso il primario della clinica otorinolaringoiatrica del Silvestrini, il professor Giampietro Ricci, il pm Gemma Miliani ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo, ossia, come è scritto negli atti, perché “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia, e nella violazione della leges artis, cagionavano la morte di Gino Pucciarelli (nato il 17.6.1966), il quale il 3.7.2015 veniva sottoposto ad intervento chirurgico di turbino-settoplastica, tonsillectomia e uvuloplastica. Dopo dimissione del 4.7.2015, veniva nuovamente ricoverato in data 11.7.2015 per revisione della ferita e controllo dell'emorragia. Decedeva in data 16.7.2015 per arresto cardiorespiratorio acuto da shock emorragico con inalazione di sangue nelle vie aeree”. Servizio integrale a cura di Evandro Ceccarelli sul Corriere dell'Umbria del 12 gennaio