
Vandali ancora in azione, devastati i bagni pubblici

E' bastato pubblicare le foto di quello scempio sui social per far scatenare il popolo della rete. Ma al di là di quelle che possono essere le soluzioni al problema emerse, più o meno condivisibili, c'è solo una certezza. Ed è quella della mancanza di senso civico di una parte della popolazione spoletina, come dimostrano scene come quelle che sono apparse agli occhi di chi, lunedì 12 settembre, è entrato all'interno dei bagni pubblici di piazza Vittoria. Un servizio che, è bene ricordarlo e fatto non secondario, è stato oggetto, solo poco tempo fa, di un intervento utile e ripristinare un decoro che era venuto meno nel corso del tempo. Chi è entrato lì per usufruire di uno dei pochi servizi igienici della città rimasti aperti - quelli che sono stati oggetto di lavori di recente, per l'esattezza, alcuni infatti sono stati chiusi perché l'amministrazione comunale di Spoleto non ha la possibilità di rimetterli a posto - si è trovato di fronte, solo per elencare le azioni più gravi, a lavandini a cui sono stati smontati i rubinetti nonché divelti gli scarichi, indecenti scritte fatte sulle pareti ritinteggiate, per non parlare poi dei sanitari sporchi e dove gli scarichi sono in continua attività. Ora, è vero che si potrebbero trovare soluzione alternative affinché i bagni pubblici di Spoleto possano usufruire di “occhi vigili” utili a far sì che non vadano in fumo i soldi spesi, e del resto l'esperimento fatto in occasione del Festival o a Monteluco, dove sono stati “utilizzati” i volontari Auser lo conferma. Forse, però, se si riuscisse a rispettare di più tutto ciò che è bene comune, e questo dovrebbe valere per persone di ogni età ed estrazione sociale, magari certi scempi non avrebbero modo di esistere. Tanto più che i seppur pochi soldi spesi per rimettere a posto sia i bagni di piazza Vittoria, così come quelli di piazzale Roma (svincolo sud della città), anch'essi, tempo fa, oggetto di atti vandalici, che quelli di viale Matteotti, tanto per citarne alcuni, sono di tutti.