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Rapina in banca, colpo da veri professionisti

Roberto Minelli
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Avevano un controllo pieno della situazione. Soprattutto il capo della banda, dotato di grande sangue freddo. Tutto per massimizzare il profitto e minimizzare eventuali effetti collaterali. Insomma, i tre rapinatori autori del colpo ai danni della Carige in via Sicilia a Perugia erano veri professionisti a detta di chi si è trovato faccia a faccia con loro. La rapina rocambolesca e fatta a regola d'arte è partita dal primo piano. Prima sono entrati nell'ufficio di un funzionario. Che ha visto spuntare dalla porta un viso scuro con cappello e occhiali. Ha pensato a uno scherzo. Poi ha visto la pistola ed è arrivato un altro uomo. Tutto fra le 13.15 e le 13.20. Alle 13.30 si esce per la pausa pranzo. Ancora non sono chiuse le casse. Avevano calcolato ogni cosa. Avevano segato una finestra e divelto una porta blindata per introdursi nei locali della banca, ma facendo sì che da fuori sembrasse integra. Potrebbero aver preparato il loro ingresso giorni prima. Poi hanno semplicemente tolto un pannello e nessun allarme è scattato. Insieme al funzionario sono scesi con le pistole puntate. Uno è andato al centro della stanza e ha chiesto a tutti di collaborare assicurando che nessuno si sarebbe fatto male. In tutto c'erano 4 dipendenti e un cliente. Due dei rapinatori si sono recati col vicedirettore e il cassiere a prendere i soldi. Il momento più drammatico? “Quando sentivamo che pressavano gli altri per avere le chiavi - è una testimonianza - Poi ci hanno portato di sopra e ci hanno fatto entrare in un locale con caldaie e bagni. Lì ci hanno rinchiusi. Trascorso un po' di tempo abbiamo sfondato la porta”. Hanno parlato parecchio: un accento tra il napoletano e il romano. Proseguono le indagini dei carabinieri.