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Inchiesta sul broker fuggito con i soldi dei clienti

Antonio Mosca
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La segretaria risponde laconica: “Il dottor... non c'è. E non so dirle quando può trovarlo”. Rintracciare il promotore finanziario, sparito nel nulla con il tesoro dei suoi ex clienti ma non ancora ufficialmente sospeso dall'incarico, è più difficile che trovare un ago nel pagliaio. Roba da far impallidire persino la Sciarelli e tutta la troupe di “Chi l'ha visto”. Bocche cucite tra i colleghi della sua banca. “Non sono autorizzato a rilasciare dichiarazioni - dice al telefono il referente della sede ternana. Siamo tutti promotori finanziari. Qui non c'è un dirigente che possa parlare a nome della banca”. E allora proviamo più su. Fino alla sede legale nazionale dove il solerte ufficio stampa risponde cortesemente che “le verifiche sono già in corso” e che “è stata avviata un'indagine interna per chiarire tutti i contorni della vicenda”. Per il resto è difficile tirare fuori altro. A parte il fatto che la banca in questione ha sempre fatto della sicurezza dei conti dei suoi clienti una priorità irrinunciabile, ma che la mela marcia, purtroppo, ci può sempre stare. Accertamenti. In ogni caso, pur non essendoci ancora dati ufficiali sul maltolto, pare che si tratti di centinaia di migliaia di euro sottratti ad almeno una quindicina di ignari clienti che si fidavano ciecamente del promotore finanziario, un sessantenne ternano, regolarmente iscritto all'albo di categoria dai primi anni '90. Un uomo, sportivo ed elegante, molto conosciuto anche per le sue attività commerciali e imprenditoriali. E' infatti socio di un noto locale. La sua famiglia è rimasta a Terni, ma nessuno l'ha più visto dal dicembre scorso. Facebook. Eloquente al riguardo è il suo profilo Facebook. Il 28 dicembre c'è una foto, non si quando scattata, che lo ritrae a una festa di paese con un gruppo di donne. Poi solo qualche link condiviso, ma neppure una parola. La società, per cui lavorava il broker, si affretta però a precisare che il consulente non aveva accesso ai conti dei clienti. A meno che questi ultimi non si fidavano a tal punto di lui da avergli comunicato i codici di accesso segreti. Se così fosse gli investitori truffati dovrebbero faticare non poco per dimostrare l'esatta entità del danno subìto. Naturalmente il discorso sarebbe diverso se il consulente si fosse appropriato con un raggiro dei codici segreti dei risparmiatori, approfittando di un loro momento di distrazione e se avesse pure falsificato le loro firme. Ma questa sarà materia per gli avvocati e per l'eventuale processo che si aprirà sul caso. Consigli utili. Intanto, però, un promotore finanziario, che lavora in città, invita gli investitori a tenere gli occhi aperti. “Siamo nel 2016 - osserva - ed è inconcepibile che si possano dare al proprio consulente i codici di accesso segreti. E' una cosa che il broker non può pretendere perché è vietata dalle leggi e dalla nostra deontologia professionale. E altrettanto assurdo è consegnargli in mano una valigetta piena di contanti o assegni al portatore. Basterebbe usare queste minime cautele per evitare brutte sorprese. Fermo restando che i consulenti finanziari sono persone serie e preparate, abilitate alla professione da un esame”. Questa almeno è la regola che, come è noto, viene confermata dalla sua eccezione.