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Inchiesta sanità, Legato si difende e non si dimette

Alessandro Antonini
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Non ci sta a passare per “quello che sapeva”. E che avallava presunte pratiche irregolari, favoritismi nei concorsi e via di seguito. Giuseppe Legato, direttore generale della Usl numero 1, indagato per l'inchiesta Piramide, subito ribattezzata “farmacopoli” e nella sua propaggine Asl “concorsopoli”, rivela che per lui non ci sono intercettazioni contestate. “Negli atti che mi sono stati notificati - fa sapere raggiunto al telefono - non ci sono intercettazioni che mi riguardano, né riferimenti diretti. Con il mio legale abbiamo già fatto domanda per essere ascoltati al più presto dal magistrato, se lo riterrà opportuno”. Se ci sono atti da censurare su presunti favoritismi, va fatto, tutti sono uguali nei concorsi. Ma io sono estraneo a tutti i fatti. Legato dunque ribadisce la totale “estraneità ad ogni ipotesi di irregolarità, esprimendo fiducia nei confronti della magistratura ed auspicando un'azione tempestiva e chiarificatrice”, come aveva già fatto qualche giorno fa in un comunicato stampa. Spiega anche che non sono state avviate indagini interne sul caso dei concorsi. “Sono garantista, lo sono fino in fondo con tutti, l'avviso di garanzia è questo. Per questo non ci sono indagini parallele a quella della magistratura”. Legato è sicuro che una volta chiariti i fatti l'atto (“dovuto in fase preliminare in quanto direttore della struttura”) nei suoi confronti cadrà. Non tentenna, niente dimissioni. “Eppoi come scrivete voi al 31 dicembre 2015 il mio mandato scade, per cui avanti tutta...”. Legato è difeso dall'avvocato Gianni Bellini. Il direttore non nasconde però l'amarezza. “Che dire, sono cose che fanno male, in nove anni in Umbria non mi era mai capitata una cosa simile. Ma come detto sono sicuro della mia totale estraneità, per cui sono tranquillo e vado avanti”. Se non sono state dunque le intercettazioni dirette a fare entrare Legato nelle risultanze investigative, resta da capire se vi siano altri strumenti in mano agli investigatori che hanno giustificato l'emissione dell'avviso di garanzia oppure vi siano intercettazioni indirette in cui il nome del direttore viene tirato in ballo da terzi, ossia dagli altri due indagati”. Uno, direttore di struttura complessa e presidente di commissione, risponde direttamente dei due concorsi finiti nel mirino per quattro posti di farmacista a tempo indeterminato e per quello interrotto da un un blitz del Nas i cui atti sono ancora secretati. L'altra indagata ha un profilo diverso: dirigente di primo livello, non faceva parte della commissione d'esame. Anche qui si profila un ruolo nell'ipotesi di abuso d'ufficio per così dire “esterno” alla commissione esaminatrice, ricostruito per vari punti nelle carte del magistrato.