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Ruba l'account Facebook a due ragazze: ecco cosa succedeva

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Alessandra Borghi
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E' stato rinviato a giudizio per estorsione (in continuazione) e furto di identità su Facebook. Si è conclusa così l'udienza preliminare per un siciliano che era stato denunciato da due ragazze, costituite parte civile con l'avvocato Fabio Orologio. Entrambe - in base al loro racconto - strinsero amicizia sul social network con l'interessato (difeso dall'avvocato Francesco Gallo). Conquistando la fiducia e la confidenza delle giovani - a loro dire - sarebbe riuscito anche a soffiare un account con cui ha avuto accesso alle loro foto e conversazioni private. Allora sarebbe iniziato il ricatto: “Pagate o divulgo materiale per voi compromettente”. Per questo - dicono le ragazze - gli avevano pagato 500 euro. Invece, una pubblicazione sgradita ci sarebbe stata. E siccome le richieste di denaro non cessavano, le giovani hanno denunciato tutto, decise a far valere il danno subito per la violazione della privacy. La difesa ha chiesto il non luogo a procedere o, in subordine, la derubricazione del reato a solo “tentato”, o a esercizio privato delle proprie ragioni o violenza sulle persone. Il gup Semeraro, tuttavia, ha ritenuto necessario rinviare tutto a un processo ordinario. Solo a quel punto potranno confrontarsi con compiutezza le opposte versioni già emerse. La difesa ha infatti depositato una corposa documentazione, tra cui conversazioni intercorse tra l'uomo e le due ragazze. Ed ecco la sua “verità”: avrebbe coltivato un rapporto virtuale con una delle due dopo averla conosciuta su Internet, ma vivendo problemi economici e drammi familiari a un certo punto avrebbe manifestato l'intenzione di troncare. Allora la ragazza - è sempre la versione dell'imputato - gli avrebbe inviato 500 euro “per farlo venire in Umbria”. Cosa che lui non ha fatto; e qualcuno avrebbe inviato le conversazioni che aveva avuto con lei... alla sua ragazza. “Voglio sapere chi è stato”, lui ha messo in chiaro. Quindi è entrato su un profilo Facebook della giovane, ha preso materiale lì postato e ha creato un gruppo denigratorio. Le due amiche gli avrebbero chiesto cosa voleva per smettere. Lui avrebbe intimato di mandare 800 euro “entro domani alle 12” per evitare altre pubblicazioni sgradite (che non ci sono state). “Non ci fu passaggio di denaro, quindi nessuna estorsione”, sostiene la difesa. Ma sarà un giudice a valutare nel merito.