
Padre di famiglia condannato per un reato di 15 anni fa
La giustizia prima o poi arriva, questo è certo. Ma troppe volte accumulando anni e anni di ritardo, fino al punto da segnare definitivamente una vita. Come quella del 47enne Mimmo, il nostro protagonista, che spesso si è trovato costretto a ripartire da capo. E che ora, dopo essere uscito dal tunnel nero ed aver costruito pure una famiglia, si scopre di nuovo con le gomme a terra. Senza un soldo e senza un lavoro. Una storia che assume contorni grotteschi e allo stesso tempo drammatici, la sua. Che parte dal lontano 1999, quando si macchia di una serie di reati per via della dipendenza dalla droga. “A Perugia mi conoscevano ormai tutti. - attacca - Vivevo in strada. Tra scippi, rapine, spaccio e risse continue. Un poco di buono, insomma. Anche se non ero di certo un criminale di spessore, dato che mi accontentavo di racimolare qualche euro magari davanti ai grandi supermercati della città. E per le forze dell'ordine ero ormai un volto conosciuto. Mi sentivo braccato, sfinito, senza una vera e propria bussola”. Così la fuga in quel di Palermo, sua città d'origine, per tentare di voltare pagina. Ma qui viene incastrato dopo una rapina e finisce dritto in carcere. “Ho fatto tre anni di galera, che a dire la verità mi sono serviti a capire che era il momento di lasciarmi alle spalle tutto quello schifo. E grazie pure all'indulto, con la mia pena dimezzata (in totale gli anni erano ben sei) un bel giorno mi sono ritrovato di nuovo libero”. Da qui il riscatto. “Finalmente pulito, ho conosciuto una donna e mi sono sposato. E poco dopo sono diventato padre. Nel frattempo ci siamo trasferiti a Malta, dove ho trovato un grande appartamento e un lavoro sicuro da panettiere. Insomma, mi ero ripreso la mia vita”. I suoi anni trascorrono serenamente, senza intoppi. Fino a quando, però, viene raggiunto da un ordine di esecuzione per un reato sempre del ‘99. E il mondo, ancora una volta, gli crolla addosso. “Non ci potevo credere – continua con la voce rotta dalle lacrime – mi sembrava tutto assurdo. Dovevo ritornare e in fretta, altrimenti rischiavo pure di diventare un latitante e di perdere mio figlio”. Così lascia tutto, lavoro da panettiere compreso. E nel mese di dicembre scorso torna a Perugia. Fa una dichiarazione al tribunale di sorveglianza per scontare la pena residua fuori dal carcere. Ma ciò impone l'affidamento in prova ai servizi sociali, l'avere un lavoro sicuro e un posto dove dormire. “Grazie a Dio ho conosciuto i frati di Santa Maria degli Angeli, che mi hanno permesso di andare avanti. E non potrò mai dimenticare quello che hanno fatto per me padre Rosario e padre Stefano”. E siamo arrivati a pochi giorni fa. La prima udienza subisce subito un secco rinvio. E ciò suona come una condanna. Nel frattempo il nostro Mimmo si affida all'avvocato Pasquale Perticaro, che prende a cuore la sua incredibile vicenda. “Devo tutto a lui, più che un legale si è dimostrato un vero amico. Anzi un fratello. Non potrò mai scordarlo”. Inizia la battaglia, durissima. A colpi di istanze. Fino all'ordinanza. Che revoca l'ordine di esecuzione, perché quella pena era già stata scontata. Giustizia è fatta, quindi. Viva la giustizia. Riapparsa però dopo quindici anni. “Ma la mia vita nel frattempo è stata rovinata, un'altra volta. Ho speso tutto quello che avevo e a quarantasette anni mi ritrovo senza una fonte di guadagno. Sono disperato. La mia libertà l'ho pagata a caro prezzo”. Mimmo grida la sua rabbia, da uomo libero. Ripartire non sarà per niente facile.