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Coronavirus, proiezione del nucleo epidemiologico in Umbria: "Ci sono 400 positivi asintomatici"

Alessandro Antonini
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Sono stimati in 400 gli umbri positivi Covid asintomatici, secondo la proiezione del sistema di previsione della task force anti covid della Regione Umbria. La stima è calcolata sul dato complessivo di casi registrati dall'inizio dell'emergenza e ha un intervallo di confidenza (grossolanamente:margine d'errore) molto ampio intorno al 40% rispetto al valore stimato a causa dell'assenza di una misura diretta degli asintomatici. E' una delle simulazioni effettuate dal SEIR (Susceptible, Exposed, Infectious, Recovered), un modello nato tre settimane sviluppato e gestito dall'ingegnere dei sistemi Fortunato Bianconi. Il sistema è stato ideato per capire il dimensionamento delle terapie intensive, ossia il fabbisogno rispetto ai casi riscontrati. Ora si sta dimostrando uno strumento fondamentale per programmare la fase 2, quella della ripartenza, evitando contagi di ritorno. “Svolgo da 15 anni modellazioni nell'ambito delle reti genetiche, per studiare i target terapeutici in oncologia”, spiega Bianconi, chiamato a far parte del gruppo anti Covid per le peculiari competenze non presenti nel personale regionale. “I modelli di previsione che utilizzavo sono molto simili a quelli relative alle malattie infettive. Rispetto ai modelli classici sperimentati in altre regioni, abbiamo approntato un sistema più complesso a comportamento stocastico che mette insieme più stati di persone suscettibili: infetti, suddivisi in ricoverati in terapia intensiva, sub intensiva e malattie infettive, gli isolati ai domiciliari con sintomi, e gli asintomatici. Poi deceduti, guariti, soggetti esposti e l'introduzione delle misure di lock down. Abbiamo preso in considerazione anche altre regioni, non solo Umbria. Lombardia, Veneto ed Emilia per calibrare il modello”, ha spiegato Bianconi. Nella fase previsionale il SEIR si è concentrato sui dati più certi: decessi, ricoverati in terapia intensiva e ospedalizzati. Ma tutte le simulazioni indicano una strada: per riaprire l'Umbria in sicurezza serve un piano per scoprire e accertare le persone positive, creando anche una mappa per micro-zone in tutta l'Umbria, con la stratificazione dei gruppi di persone contagiate e a rischio. “Sarebbe importante, per sciogliere il nodo asintomatici, un campionamento indipendente sulla popolazione, in particolare sulle aree ‘Covid free': Montefalco, Valnerina ternana, Fabro e aree limitrofe, MonteCastello di Vibio, per citarne alcune. Ma anche nelle sotto aree, micro aree non contagiate di singoli comuni dove il numero dei positivi è alto: su tutte Perugia. E' questo il sistema per riaprire in sicurezza: va monitorata un'area geografica singola, stabilendo in modo tempestivo i casi positivi, per poi stratificarla. E' questo il sistema da approntare per la fase 2. L'Umbria potrebbe riaprire per aree territoriali”, fa sapere l'esperto. Certo resta il problema dei confini: come controllarli e con quali misure. Ma bisogna approfittare del fatto che qui i dati sono meglio di altrove, anche se il rischio “ricadute” non va sottovalutato. Rispetto al parametro R0 (l numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile) “in Umbria c'è R0 inferiore ad 1 in questa fase”, chiosa Bianconi, vuol dire che un umbro infetto può contagiare in media meno di una persona, “ma questo R0 è dinamico”, fa sapere l'ingegnere. “Siamo sotto all'1, ma serve molta cautela, ne basta uno per far ripartire il contagio. Una delle ultime simulazioni che abbiamo fatto ci dice questo: mettiamo che al 4 maggio ci siano soli 20 casi di contagiati in tutta la regione: con la riapertura completa, non graduale, nel giro di tre settimane si tornerebbe in Umbria a 250 contagiati gravi, ospedalizzati”. Ossia il picco più alto dell'emergenza. La strada maestra è riaprire, ma per gradi e soprattutto con un sistema di controllo delle aree di contagio.