
Addio a Vittorio Gregotti, chi era il grande architetto morto per Coronavirus

La morte dell'architetto Vittorio Gregotti nella clinica San Giuseppe di Milano, dove era ricoverato insieme alla moglie Marina per le conseguenze di una polmonite da Coronavirus, ha lasciato un grande vuoto nel mondo della cultura italiana. "Se ne va - ha commentato l'architetto milanese Stefano Boeri su facebook - un maestro dell'architettura internazionale; un saggista, critico, docente, editorialista, polemista, uomo delle istituzioni, che - restando sempre e prima di tutto un architetto - ha fatto la storia della nostra cultura. Concependo l'architettura come una prospettiva: sull'intero mondo e sull'intera vita. Che grande tristezza". Vittorio Gregotti, uno dei padri della moderna architettura italiana, nasce a Cameri, in provincia di Novara, il 10 agosto 1927 e si laurea in architettura nel 1952 al Politecnico di Milano. ARCHITETTO MA NON SOLO Il padre era il direttore di una fabbrica tessile e la madre una novarese con grande passione musicale. le prime esperienze nel mondo del lavoro sono nella fabbrica del padre insieme al fratello minore Enrico. Frequenta le scuole elementari, come esterno, al Collegio Nazionale di Novara e poi il ginnasio e liceo al Carlo Alberto dove coltiva l'interesse per la musica, suonando il pianoforte e dedicandosi alla composizione e alle sue teorie; più in generale si interessa alla storia dell'arte e all'architettura. Si iscrive quindi alla facoltà di Architettura dell'università di Milano - tra i suoi compagni di corso Gae Aulenti, Lodovido Meneghetti e Giotto Stoppino - e approfitta dell'estate del 1947 passata a Parigi per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze grazie ai contatti con artisti e filosofi d'avanguardia e fare esperienza come disegnatore nello studio dei fratelli Perret. Torna a Milano e fa esperienza nello studio BBPR, dove incontra il suo maestro Ernesto Nathan Rogers. E' qui che incontra molti tra i protagonisti della cultura del Movimento Moderno (da Walter Gropius a Le Corbusier, da Alvar Aalto ad altri) e tutti i protagonisti del razionalismo italiano. Dopo la laurea si trasferisce negli Stati Uniti, a Boston, New York e Chicago. Al ritorno apre a Novara il suo studio con Stoppino e Meneghetti ed entra a far parte della redazione della rivista Casabella, diretta da Rogers, del quale diventa poco dopo assistente in facoltà e grazie al quale ha la possibilità di fare viaggi all'estero e incontrare grandi personaggi, come Henry Van de Velde, Melnikov, Cecilia Kean e Lilja Brik, Alvar Aalto, Pablo Picasso. Successivamente lascia Novara e passa alcuni anni a Milano, dove insegna anche all'università (fra i suoi allievi Aldo Rossi e Renzo Piano) prima di trasferirsi, nel 1968, all'ateneo di Palermo; nel 1974 viene chiamato a dirigere la Biennale di Venezia, dove fonda la Biennale di Architettura, prima di dare vita alla Gregotti Associati, alla cui guida dirige molti progetti in giro per il mondo fino al 2018. PROGETTI IN TUTTO IL MONDO Fra i progetti ai quali ha lavorato, o da solo o con il team della Gregotti Associati, i piani regolatori e i progetti urbani di Arezzo, Scandicci, Asiago, Darfo-Boario Terme, Sesto San Giovani, Torino, Livorno e Pavia, oltre agli studi per nuova città in Ucraina e per le aree industriali di Cesena, Lecco, Milano Rogoredo e Milano Bicocca. Al suo attivo anche progetti sportivi come quelli per lo stadio olimpico di Barcellona (nella foto qui sotto), lo stadio Luigi Ferraris di Genova e quelli di Agadir e Marrakech. Da non dimenticare il Centro tecnologico Ibm di Santa Palomba a Roma, il Centro ricerche Enea alla Casaccia (Roma), il nuovo Centro studi Pirelli Pneumatici e i palazzi dell'Università di Milano Bicocca (nella foto in basso), il Teatro degli Arcimboldi a Milano, il Centro culturale di Belém a Lisbona, la sistemazione di aree della Pinacoteca di Brera a Milano e il Museo Guggenheim a Venezia.