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Il giro d'affari del gioco d'azzardosupera i 500 milioni

I dipartimenti sanitari che si occupano di dipendenze hanno registrato negli ultimi anni un incremento notevole dei giocatori compulsivi che si sono rivolti alle strutture

Claudio Bianconi
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La commissione d'inchiesta su criminalita' organizzata e tossicodipendenze del consiglio regionale si e' riunita questa mattina a palazzo Cesaroni per l'audizione con gli operatori delle Asl, la guardia di finanza e agenzia dei Monopoli sul problema della ludopatia, il gioco d'azzardo patologico: dall'incontro - riferisce una comunicato della Regione - e' emerso che il giro d'affari complessivo del settore, in Umbria, supererebbe i 500 milioni di euro, con circa 5.500 apparecchiature elettroniche da gioco installate nei locali pubblici. I dipartimenti sanitari che si occupano di dipendenze hanno registrato negli ultimi anni un incremento notevole dei giocatori compulsivi che si sono rivolti alle strutture, in molti casi in conseguenza a situazioni di dissesto economico delle famiglie legato al gioco. Il presidente della Commissione, Paolo Brutti, ha aperto i lavori sottolineando che "questa nuova dipendenza si sta diffondendo anche in Umbria e, da diversi studi, risulta alla base di comportamenti compulsivi e problematici a livello sociale ed economico. E' necessario - ha detto - porre molta attenzione sui collegamenti tra il gioco patologico, l'usura e le eventuali attivita' criminali che puntano a sfruttarlo per operazioni di riciclaggio. Ci sono due proposte di legge regionale (a firma Dottorini e Monacelli), la cui discussione e' stata unificata, sulle quali stiamo valutando quali sono gli ambiti in cui la Regione puo' intervenire. I mezzi di contrasto alla diffusione della ludopatia - ha detto Brutti al termine dei lavori - risultano evidentemente inadeguati: quelli dei dipartimenti sanitari, che dispongono di un numero esiguo di operatori, e quelli dei Monopoli, che non possono intervenire in modo efficace per l'elevato numero di sale gioco ed esercizi presenti". "Il gioco d'azzardo - ha affermato Claudia Covino, del dipartimento dipendenze della Asl 1 - e' una nuova dipendenza per la quale abbiamo ricevuto molte richieste di aiuto. I servizi di sostegno per il gioco d'azzardo non sono diffusi su tutto il territorio e quindi riceviamo richieste da varie zone. Anche i privati ora iniziano ad occuparsi del recupero dei soggetti affetti da ludopatia. Al momento c'e' l'indicazione di seguire questo filone sociale ma senza alcuno stanziamento aggiuntivo, ed abbiamo gia' un organico troppo ridotto. Dobbiamo dunque privilegiare le richieste provenienti dalla regione a danno di quelle che arrivano da fuori". CINZIA BORGONOVO (Dipartimento dipendenze Asl 1): "Abbiamo iniziato nel 2004 - ha quindi spiegato Cinzia Borgonovo (Dipartimento dipendenze Asl 1)- a pensare di iniziare a seguire questo problema. I medici di base sono delle sentinelle sociali che ci inviano segnalazioni su casi di ludopatia. Negli ultimi due anni c'e' stato un grande aumento di richieste di aiuto e consulenze. Il carico medio e' di 40 persone per ogni referente e ne arrivano di continuo. L'attenzione dei media al gioco e alle ipotetiche vincite crea un meccanismo che avvicina una massa di persone al rischio gioco compulsivo. Sono molto spesso i familiari a chiedere il nostro intervento. Il giocatore molto difficilmente viene da noi consapevole del problema e, anzi, lo nega fino all'ultimo". "Nel 2012 e 2013 - ha sottolineato anche Antonella Lucantoni (Asl 1) i numeri sono triplicati, con tantissime situazioni di difficolta' che riguardano sia disoccupati che sperano nella vincita, sia professionisti che hanno un buon reddito. Sono molto aumentate le donne che fanno richiesta di aiuto e che ora si espongono chiedendo interventi. Quando e' l'uomo a giocare la famiglia si divide, perche' le mogli tentano di salvare i figli prima che crolli tutto. Quando invece e' la donna che gioca, il marito puo' diventare anche violento ma e' piu' restio ad avviare la separazione. Ai giocatori vengono concessi prestiti altissimi da banche, finanziarie e usurai, pur in assenza di garanzia. Abbiamo avuto testimonianze di offerte di offerte di prestiti da parte di gestori di bar e sale gioco. Ci sono persone che commettono reati per poter giocare, sottraendo soldi alle imprese o ai datori di lavoro, sperando poi di saldare il debito con le vincite. La situazione si sta aggravando, ci sono anche ragazzini che vanno a giocare nei bar invece di andare a scuola, spendendo anche i soldi destinati alla merenda. Anche i 'gratta e vinci' sono moto attrattivi per i giovani, cosi' come alcuni meccanismi ora introdotti dal Lotto, con le 'quasi vincite' che incentivano ulteriormente il gioco innescando meccanismi molto negativi. Per Mara Giglioni (Usl Umbria 2 - Terni) "il ricorso ai servizi sociali e' aumentato anche in relazione all'affissione obbligatoria dei cartelli che li segnalano nei luoghi di gioco. Sarebbe un efficiente dissuasore indicare le reali probabilita' di vincita dei vari giochi, che renderebbe i clienti piu' consapevoli delle possibilita' di vincere. Dal 2011 - ha spiegato - ci occupiamo in modo strutturato del gioco patologico passando dai 12 utenti iniziali ai 40 di quest'anno. L'eta' media e' tra i 46 e i 49 anni. Si tratta soprattutto di occupati e pensionati. In genere la dipendenza e' da slot machine e in parte da 'gratta e vinci'. La facilita' di ottenere prestiti e l'uso della carta di credito aiutano ad entrare nel gioco compulsivo. Sono nate societa' che rilevano i debiti e fanno intermediazione finanziaria con tassi di interesse molto alti". Secondo Luciano Bondi Asl 1), "l'aumento esponenziale di richieste di intervento e' legato al decreto Balduzzi, che ha inserito questa dipendenza tra quelle di cui ufficialmente noi dobbiamo occuparci. Da parte degli esercizi in cui c'e' attivita' di gioco si sta registrando una grande richiesta di materiale informativo sui rischi del gioco compulsivo. Solo a Perugia sono arrivate quasi 250 richieste in questo senso".