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Denuncia aggressione e mette le telecamere ma finisce indagato

Alessandro Antonini
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Denuncia la malavita nel palazzo che amministra, fa installare le telecamere e finisce indagato per violazione della privacy. Succede a Mirko Fanfaroni, amministratore di condominio dell'hinterland del capoluogo, che ora sarà interrogato dal pm Valentina Manuali della Procura della Repubblica di Perugia. “Ho denunciato ormai quattro anni fa un condòmino con un nutrito curriculum criminale per allaccio abusivo alla rete elettrica del palazzo, per questo ho subito un'aggressione e la mia auto è stata bruciata”, ha detto Fanfaroni. In quello stabile di Ponte San Giovanni gli episodi di criminalità erano numerosi. “Accoltellamenti dentro l'edificio, problemi di insicurezza diffusa per i miei clienti”, ha spiegato l'amministratore. Per questo, dopo una serie di riunioni anche con le forze dell'ordine, ha ottenuto il via libera per montare 11 punti di ripresa di aree comuni dentro e fuori l'immobile. Il problema è che una delle scale è amministrata da un altro collega. Quest'ultimo, forte di una delibera della parte dei suoi condomini - che rigetta il monitoraggio video - è convinto che un occhio del “grande fratello” sconfini sulla “sua” rampa. Da qui la denuncia ai carabinieri e l'apertura del fascicolo. Dietro c'è una prima segnalazione di Fanfaroni per un presunto impiego di lavoratori abusivi nel taglio di siepe e giardini da parte dell'altro amministratore. L'informativa inviata alla magistratura è stata redatta dai militari dell'Arma di Ponte San Giovanni, presso cui è stata depositata la querela. Lunedì Fanfaroni è stato sentito come testimone e parte lesa nel processo innescato dalla denuncia per allaccio abusivo alla corrente elettrica, punibile come furto comune. I fatti risalgono al 2015. Dopodiché sono seguite altre denunce per aggressione e l'auto bruciata. Adesso è accusato di aver invaso la sfera privata di una parte del condominio che non è da lui amministrato. “Non è così”, spiega ancora Fanfaroni, “e posso dimostrarlo dalle angolazioni delle videocamere. Sono interessate solo le parti comuni dei miei condomini e la scala che non rientra nella mia sfera amministrativa non viene ripresa. Non è possibile cioè che vengano videoregistrati i movimenti degli inquilini che non hanno voluto le telecamere”. Il sistema di sorveglianza, peraltro, è condiviso dalla stessa caserma dei carabinieri, che lo ha utilizzato proficuamente in diverse indagini, fa sapere Fanfaroni.