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"Re Giorgio" Armani incorona Vivetta: la designer umbra al top della moda

Sabrina Busiri Vici
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Adora il celeste, storce il naso davanti a certe tonalità di verde. Il suo stile è romantico con un tocco surreale. Vive e lavora ad Assisi, vicino all'Eremo delle carceri. E quando disegna le piace guardare il bosco che la circonda fuori dalle sue finestre. Vivetta Ponti è una giovane designer della moda italiana. Apprezzatissima. E ora a consacrarla è arrivato anche Re Giorgio. Armani, infatti, l'ha scelta come emblema della creatività emergente e l'ha invitata a sfilare nel suo teatro milanese il 28 febbraio. “Qualche settimana fa ho ricevuto la telefonata - racconta Vivetta -. Non potevo crederci, sono scoppiata a piangere e non ho dormito tutta la notte. Poi qualche giorno fa è stata resa ufficiale la notizia e da allora sono stata travolta da telefonate, interviste, complimenti. Insomma, sto vivendo un sogno”. GUARDA le foto Vivetta Ponti, in via confidenziale Vivì, nel 2010 si è messa in cammino sulla faticosa e dorata strada della moda: “Ho fatto una gran fatica - dice - lavorando da sola e dividendomi tra un mestiere e l'altro. Poi ho realizzato la mia prima collezione con soli 7 capi di campionario. Figuriamoci, l'ultima ne ha 170”. A darle fiducia è stato un contratto alla maison Roberto Cavalli cui è approdata dopo aver fatto il liceo linguistico a Firenze e aver seguito in Umbria un corso di formazione professionale. Poi l'ascesa: “Il successo per le mie linee è prima arrivato dall'estero - precisa -: dall'Asia, dall'America. Solo da un anno l'Italia si è accorta di me e l'interesse si è diffuso a macchia d'olio”. Le creazioni di Vivetta piacciono. E c'è chi le adora. Le celebrities internazionali impazziscono di fronte a quel tocco sorprendente: “La mia testimonial ideale è Alexa Chung” afferma Vivetta senza esitazione e aggiunge con voce piena di malinconia: “Era scoppiato un amore a prima vista con Peaches Geldof, è stata lei a fare da testimonial per la mia collezione nel 2012. Poi la sua morte”. Comunque oggi le blogger inglesi non si perdono una sua proposta, neppure l'italiana Chiara Ferragni resta indifferente al romanticismo di Vivì. Addirittura la direttrice di Vogue Giappone, Anna Dello Russo, definita da Helmut Newton “maniaca della moda”, non si è più tolta il pink coat, diventato già un cult. A dare una ulteriore dimensione del successo della giovane disgner umbra, ci sono 85 punti vendita in tutto il mondo e la forza di un marchio Made in Italy. In proposito Vivetta entra nel merito: “I miei progetti nascono ad Assisi ma il marchio ora è gestito da una azienda di Cesena e parte del campionario è realizzato in Umbria e parte vicino a Roma, dove produciamo”. Il problema che pone il Made in Italy, sempre secondo Vivetta, è riuscire a contenere i prezzi: “La manodopera è carissima e io lavoro molto con il ricamo, la decorazione: sui tessuti faccio realizzare disegni originali, li realizzo io stessa. Ho bisogno, quindi, di mani esperte. Perciò passo gran parte del mio tempo - prosegue - a parlare con i laboratori, coi quali ho ottimi rapporti, ma non riesco comunque a ottenere i prezzi che l'estero può garantire. Diventa difficile tenersi nella fascia contemporary, intendo dire quel nuovo tipo di abbigliamento che si posiziona a metà tra una seconda e prima linea. Resta il fatto che voglio creare per la gente, non disegnare opere d'arte inaccessibili e in Italia è davvero difficile”. Ma veniamo alla sfilata nel teatro Armani: “Non posso anticipare nulla, se ne parlerà dopo. Comunque ci tengo a dire che quanto fa Armani dimostra che anche nel nostro Paese qualcosa si sta muovendo per le nuove generazioni; fino a qualche tempo fa era tutto concentrato sulle grandi firme senza più spazio per nessuno”. Da qui i tanti progetti e ora l'approdo a una linea bimba, già alla seconda collezione. E, infine, c'è il sogno di una vita: “Disegnare per la maison Schiapparelli”. Resta comunque un “ma”: “Ma la mia casa in Umbria non la venderò mai”.