M5s e Pd si stanno già parlando
Chi negli anni Ottanta ebbe l’intuizione di definirla “Cuore verde” e di usare questo concetto per promuoverne la ricchezza paesaggistica, individuò per l’Umbria un obiettivo importante, per molti versi impegnativo, visto che, strada facendo, le politiche di tutela ambientale si sono fatte sempre più difficili da perseguire. Non a caso, era venerdì 8 novembre 1996, sulla base del terzo rapporto di Legambiente il “Corriere dell’Umbria” titolava: Il cuore verde non batte più. L’Umbria regione inquinata. Impietoso il sommario: “Perugia al 40° e Terni al 79° nella classifica nazionale. Alto l’indice di motorizzazione. I bus sono poco utilizzati”.
Un quadro tutt’altro che esaltante, tanto più perché c’era - e continua a esserci - da fare i conti con quello slogan da “onorare”, con quella promessa che nel corso degli anni si è rivelata come una delle più efficaci sul piano del marketing e della promozione. Del resto, però, c’era poco da fare di fronte ai dati elaborati e diffusi da Legambiente, che prendevano in considerazione il tasso di motorizzazione delle città capoluogo, la qualità dell’aria, la mortalità per tumori e per patologie dell’apparato respiratorio, la qualità delle acque potabili, la raccolta differenziata, la produzione pro-capite di rifiuti solidi urbani e il verde urbano. Sia Perugia che Terni viaggiavano su posizioni tutt’altro che eccellenti: nel capoluogo di regione si differenziava appena il 5,63% dell’immondizia, la città dell’acciaio era seconda solo ad Aosta per numero di auto ogni 100 abitanti (76,05). Campanelli d’allarme, questi e altri, che in 17 anni hanno continuato a suonare, non fosse altro che per il boom innescato dal consumismo, ma che sono stati anche ascoltati dalle pubbliche amministrazioni. Naturalmente c’è ancora molto da fare, ma lo stesso studio di Legambiente redatto nel 2012 piazza Perugia al nono posto (61,45 punti contro i 45,80 del 1996) e Terni al 28esimo (54,72 contro 38,52). Segno evidente che politiche ambientali, campagne di sensibilizzazione e impegno diretto delle associazioni ambientaliste hanno prodotto effetti significativi, o comunque migliorativi di una situazione che a metà degli anni Novanta era a dir poco preoccupante.
Il “Corriere”, nel servizio dell’8 novembre 1996, definiva l’Umbria senza mezzi termini una “eco-delusione”. Le prove tangibili di questo scatto in avanti sono testimoniate proprio dal confronto fra lo studio del 1996 e quello del 2012. Dall’analisi di quei dati emerge, per esempio, che in fatto di qualità dell’aria e di concentrazione di biossido di azoto Perugia è passata da 227,60 a 39,0 e Terni da 111,67 a 24,7; per ciò che riguarda invece la raccolta differenziata, cioè la percentuale di rifiuti riciclabili conferiti negli appositi raccoglitori, Perugia sale dal 5,63% al 45,9 e Terni dall’1,91 al 32,6. Meno esaltante è il confronto in riferimento alla produzione di rifiuti solidi urbani, con Perugia che passa dai 467 chilogrammi pro-capite del 1996 ai 644 del 2012, a fronte di un incremento meno pronunciato generato dai ternani (da 461 a 497). Un dato incoraggiante, che dimostra quanto ampi e possibili siano i margini di miglioramento, è quello che considera il verde urbano, nello specifico i metri quadrati di verde disponibili per abitante: a Perugia, dove erano 8,45, sono diventati 23,96, mentre a Terni sono passati da 5,53 a 11,66. Dal 1996 a oggi è dunque aumentata, nel complesso, la coscienza degli umbri e delle istituzioni in tema di rispetto dell’ambiente e di buone pratiche legate anche alla vivibilità urbana.
Un passaggio significativo da questo punto di vista, a Perugia, è stato l’inaugurazione - il 29 gennaio 2008 - del minimetrò: tre chilometri e mezzo di metropolitana di superficie che collegano l’area di Pian di Massiano al centro storico con l’obiettivo (ancora non del tutto raggiunto visto che in diverse occasioni c’è stato bisogno di ricorrere alle targhe alterne) di difendere la città dalla morsa del traffico, “figlia” di un tasso di motorizzazione fra i più alti d’Italia. Un intervento del genere è stato realizzato anche a Spoleto, dove il 20 dicembre 2007 l’allora ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, inaugurò il percorso meccanizzato che da un parcheggio da oltre 400 posti auto conduce in appena dieci minuti fino al centro storico, grazie a un percorso con tappeti e scale mobili. La mobilità sostenibile diventa la sfida del terzo millennio, che le amministrazioni pubbliche sono chiamate ad accettare.
A cura di Mauro Barzagna
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